NEST, Drifting (Urtovox, 2002)

E’ un vero piacere ascoltare l’esordio dei toscani Nest. Cinque musicisti con lo sguardo rivolto all’America e al meglio che negli ultimi tempi è uscito da lì nell’ambito del rock chitarristico. I suoni che stanno su questo loro “Drifting” rimandano infatti a Sonic Youth e Unwound, al post-rock di Slint e June of ’44, alla vena di lentezza e romanticismo che arriva da Red House Painters e Low.

A introdurre il disco e a dimostrare cosa sappiano creare i Nest provvede “Krka”, tre minuti essenziali dal tono amaro, per una ballata dal gusto aspro, addolcita giusto dalle note di un violoncello, che mostra una vicinanza con le sofferte storie d’amore degli Arab Strap, un po’ per il modo dimesso di recitare più che di cantare il testo, un po’ per la semplicità della musica.

I suoni su cui è costruito “Drifting” sono affascinanti e evocativi, pieni di suggestioni, silenzi e esplosioni improvvise, e riescono a scansare l’indulgenza e il compiacimento in cui cadono troppo spesso molti dischi del genere, muovendosi invece con una semplicità che rappresenta la vera forza del gruppo. Lo dimostrano alla perfezione i due momenti più dilatati dell’album, due strumentali che iniziano quieti e lasciano affiorare lentamente la tensione. Così avviene in “Strumentale”, che inizia e finisce praticamente in sordina, ma nel mezzo regala splendide esplosioni chitarristiche, e poi nelle fascinose tessiture di “Squalobalena”, affidata a coincisi quanto splendidi intrecci di chitarra, che scivola verso un crescendo dalla bellezza mozzafiato.

Un altro esempio lo dà la tensione emotiva di “Perfect balance”, semplicemente una grande canzone chitarristica, che regala un finale accorato appassionante. Senza dimenticare le ruvidezze contenute nei due brani gemelli “Kids of Seattle” e “Seattle Kids”, con il loro ritmo rigoroso e le chitarre di scuola Sonic Youth, il primo più trattenuto, il secondo più rabbioso e impulsivo.

Poco più di mezz’ora di musica essenziale, per dire giusto le cose che devono essere dette, con una semplicità disarmante. Per questo “Drifting” è un disco da non mancare.

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