AREA, Arbeit Macht Frei (Cramps, 1973)

Con il debutto discografico di Arbeit Macht Frei ci sono già tutte le componenti che faranno la storia degli Area: l’impeto strumentale e la contaminazione sul piano musicale, e l’impegno umano e politico sul piano ideologico.

Musicalmente “Arbeit Macht Frei” offre ottimi spunti che vanno dall’improvvisazione free jazz al rock, anche se in minor parte, mentre dalla musica etnica vengono ripresi i tempi dispari e i modi “orientaleggianti”. In questo contesto il disco unisce avanguardia e tradizione popolare regalando alcune situazioni molto godibili e trascinanti che hanno reso caratteristico il suono “area”. “Luglio, agosto, settembre (nero)” è il brano che senza dubbio sintetizza queste soluzioni al meglio, grazie anche a uno strepitoso tema strumentale. Non manca poi qualche momento sperimentale come “L’abbattimento dello Zeppelin” o più incline al jazz-rock come “Le labbra del tempo”.

A contribuire alla riconoscibilità artistica degli Area è senza dubbio la presenza di Demetrio Stratos, una delle voci più interessanti e tecnicamente progredite del panorama italiano. Le interpretazioni di Demetrio sono caratterizzate da un’estensione vocale invidiabile e da un’emissione altrettanto potente. Il suo studio sulla voce non è che agli inizi e già non ha né paragoni né precedenti.

Nei suoi principi musicali “Arbeit Macht Frei” è assolutamente innovativo (tutte le musiche sono opera di Fariselli), ma è comunque privo di “estremismi”. Alcune di queste combinazioni saranno sviluppate in altri momenti alternando fughe in avanti e ritorni: dall’audacia elettronica del successivo “Caution Radiation Area” (’74), al nuovo confronto con la canzone in “Gioia e rivoluzione” (da “Crac”, ’75) al jazz-rock più osservato degli ultimi lavori. Spariranno invece le tracce vicine al rock tradizionale che in questo primo lavoro si avvertono ancora qua e là, ad esempio in “Consapevolezza” o nella stessa “Arbeit Macht Frei”, complice la chitarra elettrica di Paolo Tofani.

Questo è un album che suona indubbiamente “progressivo”, ma solo per quanto riguarda il superamento degli schemi consueti del far canzone e per una contaminazione che suona ardita ma naturale. A iniziare dalla voce araba che apre il disco e che sancisce da subito l’attrazione del gruppo per il mondo mediterraneo/mediorientale.

Per quanto riguarda invece l’impegno contenutistico del progetto Area basta prendere i testi, districati tra metafore ed ermetismi di non facile lettura e per nulla convenzionali, tutti firmati da Gianni Sassi (produttore degli Area) sotto lo pseudonimo di Frankenstein.

A partire da quest’anno, grazie anche al buon esito dell’LP, per il gruppo inizia un’intensa attività concertistica. Inizialmente il tour promozionale di “Arbeit Macht” Frei fa da supporto alle date italiane di gruppi come Soft Machine e Gentle Giant, ma ben presto gli Area trovano un loro pubblico specifico, dimostrando di saper gestire la comunicazione anche nella ricerca e nella sperimentazione dei linguaggi.
Nella prima line-up degli Area compare anche il bassista Patrick Djivas che però lascia il gruppo per entrare nelle file della PFM. Per il secondo disco viene sostituito da Ares Tavolazzi che nello stesso periodo incide anche per Franccesco Guccini.

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