TRAFFIC, John Barleycorn Must Die (Island,1970-2001)

Pur nella loro grandezza, i Traffic hanno avuto un seguito minore dei vari Led Zeppelin, Jethro Tull e Genesis. A differenza di loro non hanno mai seguito un genere preciso ma si sono destreggiati con grande abilità tra jazz, soul, folk e progressive.

Certo è che questo disco rimane un capolavoro assoluto, realizzato in modo eccelso da tre soli musicisti. E che musicisti! Il geniale Stevie Winwood, oltre ad avere une delle voci più belle mai ascoltate, era un compositore senza pari (vedi “Gimme some Lovin'” e “Can’t Find My Way Home”) e un ottimo polistrumentista, il drummer Jim Capaldi forniva un bel ritmo dal tocco felpato ed anche lui era un notevole cantante/songwriter. Non ultimo ricordiamo il compianto Chris Wood ai fiati, uno dei pochi a contrastare in quel periodo l’egemonia di Ian Anderson. Ascoltate i suoi splendidi assoli di flauto nella maestosa “Freedom Rider” e nella celebre title-track, scintillante folk-ballad acustica che dà i brividi ad ogni nuovo ascolto (e sono davvero tanti). Colpiscono le melodie raffinate di “Stranger To Himself” e “Empty Pages” ma soprattutto lascia il segno il lungo strumentale Glad”, sospeso tra jazz e psichedelica, un po’ sulle orme di Santana.

Nella nuova versione in cd c’è una bella versione live di questo brano, vero cavallo di battaglia nei concerti, oltre a due belle out-take “I Just Want You To Know” e “Sittin’ Here Thinkin’ Of My Love”. E’ inutile aggiungere altro, possiamo dire che Paul Weller in persona ha detto di ispirarsi ai Traffic per canzoni come “Wild Wood” e non è poco…

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