THE JIMI HENDRIX EXPERIENCE, Electric Ladyland (Polydor, 1968)

Il canto del cigno della Experience è un monumentale disco doppio, con una copertina tra le più famose della storia del rock: un gruppo di donne, di ogni razza e colore, nude.

E’ verissimo che il ’68 fu un anno pieno di rivolte, di conquiste e di tabù cancellati, ma la cover in questione non la passò tanto liscia, subendo la mannaia della censura. Fortunatamente, dopo parecchi tira e molla, la volontà dell’artista fu rispettata ed i due meravigliosi vinili ritrovarono il loro giusto grembo.

“Electric Ladyland” è l’apoteosi della ricerca sonora di Jimi, il quale rimane chiuso per lunghissime giornate in studio a ricercare il perfetto feedback, finendo così per snervare irrimediabilmente i due compagni d’avventura (soprattutto l’irrequieto Redding).

Tutto questo stress risulta molto funzionale alla riuscita del lavoro, il quale raccoglie un campionario di idee e spunti davvero fuori dalla norma. Il blues incontra la psichedelia al suo diapason, il magma musicale esce denso e nello stesso tempo leggero e vaporoso, dilatato.

Esempi lampanti di questi due diversi “stati fisici” sono le concrete ed entusiasmanti “Crosstown traffic” e “Voodoo child”, mentre “Have you ever been (to electric ladyland)” e “1983…” testimoniano una rarefazione sorprendente, figlia anche di una nuova dimensione acustico-elettronica e della rivalutazione di alcuni strumenti a fiato.

Da ricordare inoltre la versione di “All along the watchtower”, cavallo di battaglia di Bob Dylan, e la stupenda “Gypsy eyes”, dedicata alla madre del geniale meticcio. Genuflettersi davanti al capolavoro, prego.

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