THE BEATLES, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (EMI Parlophone, 1967)

Quanto si è detto e scritto di Sgt.Pepper, di come un disco possa inaugurare e rappresentare un’epoca… Dalla copertina, divenuta un’icona transgenerazionale, a delle canzoni così “belle e famose” che sembra siano state scritte da sempre, come il Vangelo… D’altra parte, non fu Lennon a proclamare i Beatles più famosi di un certo Gesù?

Il lato A del vecchio vinile contiene, a mio avviso, una delle sequenze musicali più sconvolgenti della storia del ‘900; si va dalla title track a “With a little help from my friends” (appositamente composta per il tenero Ringo, la quale interpretazione verrà surclassata due anni più tardi da un invasato ubriacone di nome Joe Cocker), dalla lisergica “Lucy in the sky with diamonds” (LSD…quanto ci hanno giocato con questa storia!) ai capolavori minori “Getting better” e “Fixing a hole”, quest’ultima a mio avviso una delle più grandi canzoni di tutto il loro repertorio.

La side B, non potendo umanamente tenere un simile standard, si accontenta di lasciarci soprattutto due cose: la prima è una fantastica reprise della title track, quasi hard rock nel suo incalzare potente ed incisivo, la seconda è un pezzo finale che ci narra in pochi minuti quanto sia breve il passaggio dal quotidiano un po’ surreale raccontatoci da Lennon e McCartney con rapidi bozzetti al caos primordiale evocato da un’orchestra sinistramente impazzita. Il pezzo in questione è “A day in the life”, ma la vera questione è un’altra: qualcuno, un giorno riuscirà mai a far meglio?

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