Spaventa la maturità di quest’album, il secondo, prodotto dalla solamente ventiduenne cantante newyorkese…Spaventa in senso buono, naturalmente; anzi, si renda grazie al Protettore se il mondo musicale esprime ancora talenti di questa portata. Stavano sorgendo alcuni dubbi sulle possibilità per la bella Mela di ripetersi agli stessi livelli dell’eccellente “Tidal” e la lunga attesa fra le due pubblicazioni poteva confermare certi sospetti. Invece, anche in questo caso, Fiona dimostra di essere più grande della sua età, o semplicemente più consapevole delle sue doti. Il secondo album è sovente cruciale nella vita di un artista e la storia della musica è piena di “secondi pateracchi” fatti in fretta, nella cieca ricerca di una conferma.
La Apple ci fa aspettare e dubitare, ma alla fine ci dimostra che la ragione è dalla sua parte. “When the pawn…” (minima parte di un titolo composto, se ho ben contato, da 93 fra sostantivi, verbi, aggettivi, articoli etc.) è un gran bel disco, che cattura e seduce ad ogni ascolto, confermando lo stile personale introdotto dal precedente “Tidal”, superandolo in qualità. A volte, come in “A mistake” od in “The way things are”, si ha la sensazione tendente alle traveggole di stare ascoltando una sorta di John Lennon in gonnella! Il capolavoro dell’album, “Get gone”, è torbida e coinvolgente quanto basta per essere paragonata ai migliori episodi della grande Tori Amos. E poi con questo cognome, Apple, è difficile evitare il successo, che sia una casa discografica (dei Beatles) od un’importante azienda di computer. Scherzi a parte, l’affascinante Fiona ci ha regalato una splendida collana fatta di perle pregiatissime. Vediamo di sfoggiarla spesso, sia davanti agli altri che davanti allo specchio.
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