EVERYTHING BUT THE GIRL, “Fuse” (Virgin Records, 2023)

We do keep saying we are nearly ready to maybe do some work together again. There are certain obstacles, some practical, some psychological, that we would need to overcome. But it may well happen” Tracey Thorn, 2011

“We wanted to come back with something modern-sounding. We just wanted to make a piece of work that would sound great now: that was the driver” Ben Watt, 2023

Ventiquattro anni, tanto è passato dall’ultimo lavoro degli Everything But The Girl, “Temperamental” (1999, Virgin Records). La durata di una vita per molti dei fruitori musicali odierni. Per altri come me, quel momento rappresentava la fine dell’adolescenza, con la maturità che giungeva a braccetto di un nuovo millennio. (Ci hanno accompagnato) Due grandi artisti, marito e moglie, che finalmente hanno rimesso le proprie qualità al servizio l’uno dell’altra: perchè “Fuse” è un album inequivocabilmente loro, di Tracey e Ben, dalle tentazioni piano-jazz di “When You Mess Up” alla house morbida e patinata del singolo di lancio “Nothing Left To Lose”.

Quindi gli perdono volentieri la brutta copertina e la scelta discutibile ma attuale di rilasciare cinque canzoni – sulle dieci totali – prima dell’uscita fisica del disco come a tenere viva l’attenzione, in un mondo oggi ricco di input, sottofondi, play da dare. Mi basta chiudere gli occhi e assaporare “Time And Time Again”, dalla produzione fresca e ariosa e le linee vocali da sogno di Tracey Thorn, “It’s been too long, you can’t do it alone/I’m coming for you, I know I must/Pretty soon you won’t see us for dust“. “Lost” fa i conti invece con la fugacità dell’esistenza tra umori trip hop e spezie world, quasi indian music. “Caution To The Wind” è l’episodio più catchy della raccolta, la “Missing” part II che aspettavamo ormai senza speranza, non fosse per il gancio atmosferico che torna dirompente.

Con “No One Knows We’re Dancing” gli Everything But The Girl aprono il lato B all’insegna della club culture proseguendo il discorso con “Forever”, mentre altrove la scrittura ricalca il pop elegante di Blue Nile e Prefab Sprout, usciti contemporaneamente a loro negli eighties, come in “Karaoke”. Un tributo inconsapevole (“Fuse” è stato registrato nei primi mesi del 2021) lo fanno a Ryuichi Sakamoto con “Run A Red Light”,  aggiungendo quel pizzico di Massive Attack che non guasta mai. “Forget the losers, forget the morning/Put a tune on and put your feet up/It was my idea, I hope you know that/We’re gonna have this, I’m the one now”: bentornati!

76/100

Foto in Home di Edward Bishop