Julia Jacklin al Magnolia, il songwriting nella sua essenza

Julia Jacklin , Circolo ARCI Magnolia, Segrate(MI), 27 novembre 2022

Arrivato appena in tempo per sentire la meritevole opener Erin Rae, in un Magnolia abbastanza popolato mi preparo a vedere un’artista che finora mi ero perso già due volte.
Da Julia Jacklin, reduce dal bellissimo album “Pre Pleasure” (recensione qui) e dal diversissimo ma non meno meritevole “Crushing”, ci si aspetta un concerto carico di espressività e empatia.

L’ingresso della band è preceduto da “My Heart Will Go On” di Celin Dion, un po’ straniante a dire il vero, ma forse è solo un modo per attrarre l’attenzione.
La lirica “Don’t Let The Kids Win” inizia il set, di una Julia in penombra e imbacuccata in un giubbetto Nike sembra a proprio agio con il palco e la serata. Il brano di tre anni fa solo voce e chitarra è profondo ed evidenzia le sue capacità vocali.


La band è formata da Laurie Torres alla batteria, Jennifer Aslett alle tastiere e chitarra, Will Kidman alla chitarra solista e Mimi Gilbert al basso, gruppo in tour già da un po’ di tempo e che conosce bene le diverse sonorità che la cantante australiana ha disseminato nei suoi brani.
Nulla di strano trovarsi davanti un pop rock come “Love, Try Not to Let Go” oppure una lirica “Pool Party” o le introspettive “Body” e “Lydia wears a cross”, suonate con la stessa scioltezza.
I brani sono ripescati senza una linea precisa dai tre album editi e resi con un suono più secco rispetto agli originali, soprattutto quelli di “Pre Pleasure”, cosa accettabile vista l’assenza di fiati e archi. Resta sempre, nonostante la nuova veste, la voce di Julia in primo piano. In alcuni passi spiazza in ampiezza e potenza come nella molto più rock “I was a Neon” , l’enfatica “Pressure to Party” e soprattutto “Don’t Know How to Keep Loving You”, sorprendente e potente, indubbiamente gli apici della serata.


La fine della setlist è per il fonico, all’ultima data con loro, a cui viene dedicata “End of Friendship” dandogli un grande abbraccio immaginario.
Un concerto dalle mille facce che restituisce un’artista già in grado di dare diverse emozioni ed elevarsi in un panorama di colleghe e colleghi che non hanno tutte le sue carte da giocare, nonostante i diversi anni di “strada” in più.

(Raffaele Concollato)