Stordimento, rabbia e velocità con i Mudhoney al TPO

Mudhoney, TPO, Bologna 6 Ottobre 2022

Someday, I’ll feel no pain
Someday, I won’t have a brain
They’ll take away the part that hurts
And let the rest remain
Fix Me, Black Flag

Un’attesa di oltre due anni oltremodo ripagata. La sintetizziamo così, per chi non era tra i mille fan presenti al concerto dei Mudhoney al TPO di Bologna organizzato dal Covo con Hub Music Factory.

Serata inaugurata da una new entry in casa Go Down Records, i Fernandhell And The Gatten Army con un indie-rock a tinte sixties, e dai locals CUT che hanno dato un saggio tanto del loro ottimo repertorio (da “Annihilation Road” a “Trouble”) quanto della capacità di fare proprio un brano quale “Black To Comm” degli MC5, oltre a presentare due inediti dal nuovo lavoro in uscita a inizio 2023.

Le tempistiche di esibizione sono serrate come i cambi palco: alle ore ventidue il quartetto di Seattle sta già infiammando il TPO sulle note di “You Got It” (da “Mudhoney” del 1989) per poi lanciarsi in “Suck You Dry”, feroce e distorta. Il connubio tra la Telecaster di Mark Arm e la Gibson di Steve Turner alza un muro di rumore che in zona mixer trova il suo punto di non ritorno, dovuto forse alla struttura del locale e perciò avvicinabile all’effetto che queste canzoni suscitavano quando concepite trent’anni fa. “Who You Drivin’ Now?” e “Good Enough” rappresentano l’album della maturità “Every Good Boy Deserves Fudge” mentre l’inno grungy “Touch Me I’m Sick” fa cantare a squarciagola e pogare le file davanti al palco; nel mezzo un brano inedito dai tratti psichedelici, “Souvenir Of My Trip”, anticipazione del disco in uscita, parole di Arm, nell’aprile del nuovo anno.

“Inside Job” da “Since We’ve Become Translucent”, disco del ritorno in Sub Pop dopo la parentesi Reprise, inaugura una serie di episodi legati alla seconda parte di carriera del gruppo fatta di velocità e attitudine (proto)punk: Mark Arm si toglie la chitarra (Les Paul in alcuni frangenti) per indossare i panni di un Iggy Pop, ancor più spiritato, magnetico e dalle tonalità altissime, come nelle brevi “Oh Yeah” e “Chardonnay” – in totale saranno ventisei le canzoni suonate dai Mudhoney, per una scaletta generosa e priva di riempitivi. “One Bad Actor” sigilla questa tranche nel chitarrismo hard-blues di Steve Turner, debitore dei Blue Cheer e vicino ai Melvins e alla scena garage fuzz di poco precedente all’avvento dei Nostri. In formissima anche il bassista Guy Maddison che guida le danze in “Next Time”, unico membro non della formazione originale e leggermente più giovane.

La temperatura si fa rovente con gli encore, che da soli ripagano del prezzo del biglietto: il gruppo che ha scritto “Here Comes Sickness” e “In ‘n’ Out Of Grace” a cavallo tra le presidenze Reagan e Bush Sr. andrebbe visto almeno una volta nella vita. Oggi sono attualissime, se sappiamo da che parte stare. Per chi ama e amerà sempre il rock’n’roll fatto di sudore, volume e lotta al potere.

La setlist dei Mudhoney al TPO di Bologna:

You Got It
Suck You Dry
Nerve Attack
Who You Drivin’ Now?
Souvenir of My Trip (inedito)
If I Think
Good Enough
Judgement, Rage, Retribution and Thyme
Sweet Young Thing (Ain’t Sweet No More)
Touch Me I’m Sick
Inside Job
Tom Herman’s Hermits (inedito)
Get Into Yours
Prosperity Gospel
F.D.K. (Fearless Doctor Killers)
Oh Yeah
I’m Now
Paranoid Core
Next Time
Chardonnay
21st Century Pharisees
One Bad Actor

Into the Drink
Here Comes Sickness
In ‘n’ Out of Grace
Fix Me (cover dei Black Flag)

Foto dei Mudhoney cortesia di Gianluca Sirri