Felipe Orjuela & La Nueva Estudiantina Electrónica: la tradizione colombiana in transizione

Per la nascita di questo progetto possiamo ringraziare MAAS, la piattaforma musicale che due anni fa ha iniziato una ricerca per trovare nuovi modi per rendere visibili i diversi ritmi che esistono in Colombia, e la fiera La Madame che nel dicembre 2021 ha chiamato Felipe Orjuela a esibirsi dal vivo come parte dell’evento. Durante le prove che hanno preceduto lo spettacolo, l’idea iniziale di presentare “Amargura Continental” (2021) è tramontata e sono nati Felipe Orjuela & La Nueva Estudiantina Electrónica.

“El Campeón de Soledad, Atlántico”, la canzone con cui inizia questo album, fa anche parte di “Amargura Continental”, un tributo al progetto che ha dato la spinta che mancava per poter ballare queste cumbias in formato live band.

La Nueva Estudiantina Electrónica è composta da Pedro Ocampo, membro dei WYK, all’organo; Davison Sánchez, dei Los Cotopla Boyz, alla chitarra; Sebastián Portilla, degli Aguas Ardientes, alla batteria e Felipe Orjuela al basso.

foto di Mava Villamizar

Orjuela spiega il nome del gruppo grazie a un album degli anni ’70 intitolato “Tradición en transición” di un gruppo chiamato Los Electrónicos: “questo album è stato il primo tentativo fatto qui di fare musica tradizionale colombiana in un ritmo diverso” e una versione successiva che hanno pubblicato con il nome di “La Estudiantina Electrónica”. Un omaggio alle persone che pensano quasi la stessa cosa, 50 anni dopo.

Tra le cover di “Banana de queso” degli Afrosound, una versione cumbia di “Gimme! Dammelo! Gimme!” degli ABBA, con canzoni scritte da Orjuela, è ciò che ci presenta “La Nueva Estudiantina Electrónica” (2022), un album pubblicato nel giugno di quest’anno con una festa di lancio al Latino Power.

L’album è stato registrato a gennaio e, dice Orjuela, è nato da un’unica sessione in studio, al Mambo Negro. Molti dei suoni che ricordano i classici cumbias provengono da un organo farfisa. Il missaggio è stato effettuato dall’ingegnere del suono María Paula Mondragón, anche bassista dei Babelgam, e la masterizzazione da Santiago Navas, produttore e musicista colombiano.

Questa band è fica e lo sa, la loro scommessa non è stata quella di suonare esattamente come le cumbias degli anni ’70 emerse sulla costa caraibica, ma è stata invece quella di prendere pezzi di quelle cumbias e trasporle per adattarle all'”estalle bogotano” (un termine ‘creato’ dalla band rola Los Niños Telepáticos e coniato da Felipe Orjuela durante la nostra intervista). Come a Bogotà, il rumore diventa un pezzo in armonia con il resto dei pezzi. Un disco sporco e ben congegnato.

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