Obi-Wan Kenobi, una serie tv che è un’occasione mancata

di Francesco Fabio Parrino

Voto autore: 

Obi-Wan Kenobi di Deborah Chow, una formidabile opportunità di racconto miniseriale che, nell’indagare le dirette conseguenze di uno dei momenti topici di Star Wars, finisce con il dissolversi lungo il suo sviluppo episodico 

Anakin vs Obi-Wan, dieci anni dopo

Dopo i drammatici eventi di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, il Cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi si è rifugiato su Tatooine dove vive vegliando sul giovane Luke Skywalker affidato agli zii paterni Owen e Beru Lars. Fa i conti con il suo passato Obi-Wan: la svolta oscura del suo Padawan Anakin Skywalker (ormai corrotto nell’animo e divenuto il Signore dei Sith Darth Vader) rappresenta per lui un dolore insostenibile. Dall’altra parte dell’Universo, l’altra figlia di Anakin, la piccola ma già coraggiosa e arguta Leia Organa, è stata affidata al Senatore Bail Organa e alla moglie Breha. Sulle tracce di Obi-Wan ci sono dei Jedi hunter assoldati dall’Impero Galattico; sarà l’inizio di una drammatica resa dei conti. 

Obi-Wan Kenobi

Dieci anni dagli eventi narrativi dell’Età della Repubblica, ma non solo. Gli stessi in cui si è vociferato di uno spin-off incentrato su Obi-Wan Kenobi, specie perché l’affetto dei fan nei confronti del buon Ewan McGregor (TrainspottingMoulin RougeBig Fish) – brillante erede “alla rovescia” del magnetico Alec Guinness dell’originale Guerre Stellari – non è mai mancato. I rumor si fecero più insistenti nel 2015 quando, all’indomani della rinascita disneyana di Star Wars: Episodio VII – Il risveglio della Forza, la Presidente della LucasFilm Kathleen Kennedy annunciò la realizzazione di due capitoli antologici (Rogue One: A Star Wars StorySolo: A Star Wars Story). A quel tempo l’Obi-Wan Kenobi antologico-cinematografico aveva già uno script (a firma Hossein Amini) e un regista designato (Stephen Daldry).  La ricezione mista di Solo da parte di critica e pubblico però, nonché la necessità di nutrire di contenuti la neonata Disney+, hanno infine spinto la Disney a seguire il trend dei precedenti seriali di The Mandalorian The Book of Boba Fett ricalibrando Obi-Wan Kenobi nella forma della limited series.

Qui entra in scena l’emergente Deborah Chow che dopo tanta gavetta televisiva diventa showrunner del suo primo, grande (e vero) progetto in carriera: ed è proprio questo il problema. Specie perché Obi-Wan Kenobi partiva da una difficile (ma preziosa) opportunità di racconto: riunire Maestro e Padawan dopo che le ultime parole pronunciate da entrambi furono «Eri mio fratello/Io ti odio». Il rematch, che per ragioni narrative viene scisso dalla Chow in due scolastici midpoint e climax, è trasposto in immagine da una regia priva di pathos e di quella costruzione dell’epica tipicamente Lucas dei prequel. 

L’ultima di una lunga serie di scelte narrative infelici alla base di un concept dallo sviluppo incoerente, tragicamente diluito per esigenze di streaming, impoverito da una cgi di basso profilo (ma coerente con lo stile grafico dei prequel) e da partiture musicali non degne di nota, che se vede nel carisma di un Obi-Wan/McGregor in scioltezza nella sua simbiosi caratteriale decennale con il Cavaliere Jedi il suo unico e solo punto di forza. Quello debole è senz’altro la bidimensionale e caotica Terza Sorella/Ingram, tra i personaggi peggio scritti, sviluppati (e interpretati) della serialità contemporanea, che della dimenticabile valenza artistica di Obi-Wan Kenobi è il simulacro: la più grande occasione mancata (ad oggi) dell’Universo Star Wars.

  • Obi-Wan Kenobi [Id., USA, 2022]
  • REGIA: Deborah Chow
  • CAST: Ewan McGregor, Hayden Christansen, Vivien Lyra Blair, Moses Ingram, Rupert Friend, Sung Kang, Indira Varma, Kumail Nanjiani, Jimmy Smits, Joel Edgerton, O’Shea Jackson, Benny Safdie, James Earl Jones e Liam Neeson
  • SCENEGGIATURA: Deborah Chow
  • FOTOGRAFIA: Chung-hoon Chung
  • MUSICHE: John Williams, Natalie Holt