Ci appenderanno o no al Louvre? Lo show di Lorde a Parigi

Lorde – “Solar Power Tour”

Casino de Paris, June 7, 2022

La tappa parigina del “Solar Power Tour” di Lorde è un tripudio di colori e di vibranti speranze condite da quella tipica malinconia che quasi tutte le composizioni della giovane neozelandese racchiudono. È una malinconia inevitabile, oserei dire “congenita”, con la quale l’autrice convive e si confronta da sempre, che è meno presente nel più disteso e luminoso Solar Power, il terzo e più recente lavoro della cantautrice, uscito l’anno scorso, il capitolo meno convincente della sua discografia finora, un album che contiene, però, una serie di canzoni di valore che in concerto risultano ancora più affascinanti.

Lo show, di circa un’ora e cinquanta, è costruito intorno ai brani dell’ultimo disco, ma spiccano anche molte delle meravigliose composizioni di Melodrama, ben sette in scaletta, e compaiono anche alcuni pezzi dell’ottimo esordio Pure Heroine, che ha al suo interno alcune delle hit di maggior successo di Lorde. Elegante e al tempo stesso semplice nei diversi abiti indossati nel corso del set, accompagnata da un gruppo di musicisti che partecipano allo spettacolo con movimenti ritmici e si spostano a seconda del tipo di coreografia adottata, Lorde tiene il palco con grinta e trasporto, coinvolgendo gli oltre duemila spettatori del Casino de Paris dal primo minuto all’ultimo, invitandoli a ballare, a cantare e ad aprirsi, interrogandoli su cosa avessero fatto in questi quasi cinque anni in cui non si erano incontrati (Lorde aveva suonato allo Zénith de Paris nell’ottobre del 2017) e domandando loro se nel frattempo si fossero innamorati, avessero gioito, avessero sofferto. Il pubblico, per la maggioranza composto da giovanissimi, si emoziona, si esalta, a tratti si commuove.

Il concerto inizia con “Leader of a New Regime”, dall’incedere grazioso, introduzione perfetta allo show che sarà. Per ora Lorde è solo un’ombra dietro a un elemento ligneo circolare che domina il palco. DI colpo termina il primo brano. Lorde esce allo scoperto, giacca e pantaloni bianchi e un’energia genuina. La splendida “Homemade Dynamite” è fulminea e pungente, un vero blitzkrieg nell’animo dei presenti, che squarcia la distanza tra lei e noi e ci rende tutti parte di un’unica e intensa avventura. Anche le successive “Buzzcut Season”, tratta dal disco d’esordio, “Stoned at the Nail Salon” e “Fallen Fruit” si susseguono una dopo l’altra con vigore e con impeto, mentre Lorde tra un pezzo e il successivo saluta e ringrazia i suoi fan, ricordando come sin dal mattino vi fossero alcuni accampati fuori dal Casino nell’attesa di entrare e occupare i posti del parterre più vicini al palco.

Nel secondo atto dello spettacolo Lorde è vestita di viola. Continua a dialogare col pubblico, in particolare prima di “Liability”, quando è seduta su una scala che campeggia al centro del palco e che era stata utilizzata sin dal primo brano. Tutto il Casino la segue con dolcezza, e Lorde interpreta il pezzo con una passione indomabile. Uno dei momenti più sensazionali è la splendida “The Louvre”, cantata proprio nella “sua” città: “We’re the greatest / They’ll hang us in the Louvre / Down the back, but who cares – still the Louvre”, canta Lorde ballando e saltando, accompagnata da un pubblico particolarmente ammaliato. Anche “California” e “The Path”, un po’ freddine nell’incisione in studio, prendono improvvisamente vita nella calca umana parigina, che sembra quasi incalzare Lorde e renderla ancora più frizzante.

Il terzo atto è una festa di colori e di luci. Lorde è vestita di giallo e gialli sono i coriandoli che per quasi un minuto vengono gettati dall’alto del teatro – un teatro che Lorde ha esplicitamente apprezzato in un momento di talk tra un brano e l’altro, così come ha esaltato Parigi e la bellezza di poter essere di nuovo in tournée – durante la eccitante “Solar Power”, uno dei migliori brani dell’ultimo LP. È un terzo atto, però, dominato da Melodrama: le sfumature più cupe di pezzi come “Sober” e “Green Light” vengono bilanciate da esplosioni di luci e dai ritmi forsennati con cui Lorde si muove sul palco. La cantante intrattiene un contatto emozionale sia coi musicisti, coi quali c’è un ottimo feeling benché la loro performance sia volutamente asettica e piuttosto separata dallo show dell’autrice, sia col pubblico, che lei ringrazia e valorizza continuamente. “Supercut” è eseguita meravigliosamente, una vittoria assoluta, e altrettanto brillante è “Perfect Places”, dove il pubblico quasi sovrasta la voce di Lorde. Prima dell’encore c’è tempo per il power pop rilassante di “Oceanic Feeling”, un altro brano piuttosto anonimo dentro Solar Power ma che dal vivo cattura. I tre brani del bis, “Helen of Troy”, la popolarissima “Royals” e la abbacinante “A World Alone”, vedono Lorde indossare un abito ancora differente, elemento che arricchisce ulteriormente lo spettacolo; la cantante tiene l’asta del microfono verso di sé prima di saltare a destra e a sinistra sul palco e ringraziare ancora una volta il pubblico parigino. “People are talking, people are talking”, canta Lorde mentre lo show finisce. Si parlerà senza dubbio di questa performance ancora per un po’ di tempo.

(Report e foto di Samuele Conficoni)