[Anteprima] Il track by track di Xenboi, il nuovo progetto di The Delay in the Universal Loop

Il nuovo progetto del producer beneventano Dylan Iuliano, già noto con il moniker di The Delay in the Universal Loop (già noto ai lettori di Kalporz), è una bomba. Si chiama Xenboi e la sua genesi risale all’incontro con il concittadino Carlo Zollo, in arte Zollo, produttore, compositore e ingegnere del suono che, grazie all’originalità della sua collana discografica “Spermatozollo” e alla capacità di coinvolgere nei suoi brani una lunga serie di artisti di rilievo (per esempio Calibro 35, Ketama 126 e Tauro Boys) si è fatto notare da critica e pubblico.

Xenboi ha partecipato a due tracce di “Spermatozollo” (una a fianco dei Calibro 35) e nei mesi successivi a queste collaborazioni, in piena pandemia, ha lavorato con Zollo alla realizzazione di questo album: i due artisti hanno lavorato per lo più a distanza in collegamento tra Benevento e Milano, dove Zollo vive. “Ne è venuto fuori – racconta Xenboi – un album sulla malinconia da millennial nella provincia Italiana con tutte le sue contraddizioni e meraviglie, un disco di chi, dalla penombra delle serate passate tra le montagne bevendo vino scadente, guarda lo spirito dei tempi scorrergli attraverso senza poterlo realmente toccare”.

9 canzoni che pescano dall’IDM così come dalla trap, che prendono in prestito batterie e chitarre dal metal (vedi “Void”), si evolvono su ritmiche afrobeat (“TC”), hanno synth che richiamano quelli usati nel pop d’autore e atmosfere da colonne sonore del cinema sci-fi. Su queste produzioni musicali pieni di riferimenti musicali scorre la voce distorta e “sofferta” di Xenboi che gioca a proiettarsi nel futuro e declama versi pregni di cultura contemporanea come “sono un boomer ma continuo a non esplodere”, “ci facciamo solo di anticorpi monoclonali” o ancora “gioco a FIFA nel 3502”. Una scrittura ironica, romantica e visionaria che nasce da un’attenta osservazione del presente.

Tra gli ospiti, oltre a Zollo, che è produttore artistico dell’album e compositore di “Chilaquiles”, ci sono Enrico Gabrielli (Calibro 35, The Winstons), che cura l’orchestrazione elettronica in “Cyberfuckers”, e suona legni e glockenspiel in “AR”, e Paolo Mongardi (Fuzz Orchestra, Zeus!), che suona la batteria in “Utopia”, “Void” e “TC”.

E questo è la descrizione “track by track” fatta proprio, in esclusiva per Kalporz, da Dylan Iuliano:

CYBERFUCKERS
Cyberfuckers l’ho composta un po’ per gioco, perché da quando ho conosciuto Zollo ho iniziato ad approfondire un po’ di trap Italiana che prima ignoravo quasi totalmente, quindi quando ho iniziato a lavorare a questo primo disco di Xenboi ho provato a giocare con alcuni clichè della trap e ne è venuto fuori un pezzo abbastanza rappresentativo di tutto l’album e del mio modo di immaginarmi come una tecnologia obsoleta. L’orchestrazione sul tappeto finale è di Enrico Gabrielli.

GESCHLOSSEN
Geschlossen è il primo pezzo che ho scritto e registrato per questo disco a fine 2020/inizio 2021. É forse quello a cui sono più legato. “Geschlossen” significa chiuso in tedesco, ed è un inside joke che uso spesso con la mia ragazza e i nostri amici, per esempio quando eravamo sull’orlo della zona rossa in Campania “oh, De Luca ci geschlossa”, “Hanno geschlossato Milano” o roba del genere. Dopo i tanti giri per la Germania credo sia l’unica parola di tedesco che ho imparato. Il pezzo riguarda effettivamente una zona rossa interiore. Riguarda i mesi del primissimo lockdown e la sensazione, dopo anni di viaggi tra Italia ed estero per la mia musica, di essere rimasto freezato in lockdown a San Nazzaro, un paesino di 500 anime nella provincia di Benevento e immaginarmi freezato in una Berlino, Milano o Wuhan deserta, svapando a rotella e “Ballando PC Music con le anche rotte”.

CHILAQUILES
Il beat di Chilaquiles è di Zollo, io ci ho solo aggiunto gli arrangiamenti elettronici e la parte IDM.
Le chitarre nostalgiche di Zollo mi hanno triggerato ricordi dal Texas (dove ho vissuto per qualche anno) e di tutte le situazioni, anche super emotive, che ho vissuto lì, dove il sole ti squaglia “come un pezzettino di fumo” e dove nella mia testa è tutto fermo alle 3 di pomeriggio di un giorno infinito. Ma oltre al Texas ci ho messo dentro anche un po’ di strascichi delle paranoie degli ultimi mesi, “lo xanax e la pizza sono i miei superpoteri amò”, chiunque mi conosce bene sa che è la verità. É la colonna sonora di un film mai girato ma sicuramente sovraesposto.

UTOPIA
Quando ho composto Utopia ero preso abbastanza male e ho immaginato un mondo utopico in cui non ci sto io, perchè tendo a vedermi come una persona “non abbastanza meritevole” dei propri sogni… ma da un lato credo sia anche un po’ generazionale. Alla fine l’utopia che ho dentro è anche distopia, come si intuisce dal ritornello un po’ pop “volevo fare una canzone d’amore, col distorsore a manetta, mentre il sole dalla mia finestra, muore via”. Il pezzo originale aveva solo un mio pattern di drum machine ripetuto, l’idea di rendere la parte ritmica più viva e movimentata coinvolgendo Mongardi è di Zollo, e ne è venuto fuori qualcosa che ci gasa.

VOID
Void è nata da uno dei tanti beat che ho buttato giù per questo album, ma era lì ferma e stava per essere scartata, finchè Zollo non ha intuito che serviva una chiave di lettura diversa per includerla nel disco e ha provato a schitarrarci sopra, rendendola qualcosa di molto più spinto rispetto all’idea originale. Io ho editato le sue chitarre coi miei campionatori immaginando una sorta di Death Grips che scoprono la trap Italiana, e Mongardi ha completato il tutto con il suo drumming selvaggio e assolutamente on point.

AR
AR è letteralmente una canzone d’amore che ho dedicato all’Artrite Reumatoide, la malattia autoimmune che mi accompagna da quando avevo 4 anni. É la prima volta che ne parlo così apertamente, ed è la prima volta che sfocia nella mia musica (anche se a volte ho la sensazione che sia lei ad aver fatto tutta la mia discografia). Non è la malattia in sé, non sono tutte le conseguenze oscure che lei o i farmaci per curarla mi hanno portato, è avermi reso quello che sono il motivo per cui la amo.
Enrico Gabrielli ha poi registrato degli interventi minimali ed evocativi di legni e glockenspiel sul tappeto di synth che accompagna l’intero pezzo.

SAMURAI
Anche Samurai è un po’ uno strascico della mia sensazione di essere costantemente finito, biologicamente, creativamente, e di percepire quasi ogni momento del presente come la fine di tutto, ma è anche il mio modo di cazzeggiarci sopra invece di viverla male. Poi la figura del Samurai mi ha sempre affascinato perché io sono la cosa più lontana da una persona che aspetta la propria fine in maniera stoica. Coi synth ho provato a richiamare uno shamisen, cioè una sorta di liuto Giapponese, in chiave videogame/millennial/bedroom electronica.

TC
TC è l’intuizione di Zollo di provare qualcosa di completamente diverso rispetto a tutto il resto del disco coinvolgendo ancora una volta Mongardi e componendo le chitarre incastrate ai suoi pattern ossessivi. Io ci ho messo un po’ di synth tamarri e ne è venuto fuori qualcosa di abbastanza indefinito. TC sta per Tocilizumab, l’anticorpo monoclonale (salito alla ribalta anche nella cura contro il covid) che assumo da 10 anni e che cito nel ritornello “ci facciamo solo di anticorpi monoclonali”.

BOOMER
Il beat di Boomer è composto interamente su una Elektron Digitone in una delle sessioni live di The Delay In The Universal Loop ed è un chiaro riferimento un po’ caricaturale agli anni 80 (Questa non è dark, è la mia stanza).
É un pò un gioco sul fatto che rispetto a miei amici di pochi anni più giovani mi sento già un boomerone, ed è abbastanza rappresentativo della velocità estrema della società che un ventiseienne si senta già il boomer di qualcun’altro.