[#tbt] Franco Battiato, la canzone romantica e di protesta, i singoli (’65-’71)

7" FRANCO BATTIATO BELLA RAGAZZA / OCCHI D'OR DISCO PER L'ESTATE 1969 RT 1563 | eBay

Guardare il primo piano di Franco Battiato stampato sulla copertina rosa shoegaze di un 45 giri del ’69 ha un effetto straniante. Il cantautore della maturità che ricercava l’eco delle danze sufi, porta occhiali tondi e scuri, dietro ai quali sembra osservare con aria di sfida.

Tutti conosco il versante pop della sua produzione, una quota inferiore gli aspetti più sperimentali e d’avanguardia, pochi hanno ascoltato gli esordi e i suoi primissimi 45 giri.

Francesco Battiato arriva a Milano nel 1965 da Ionia, un paese della Sicilia che non esiste più, o meglio, viene diviso in due dopo la fine della guerra. Nel capoluogo lombardo fa della apparizioni in un Cabaret, il “Club 64“, dove incontra Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, ma sopratutto Gaber, che aiuterà anche per la scrittura di alcuni brani. Se andiamo a cercare tra le sue produzioni prima di “Fetus” (1972), troviamo delle chicche assolute. Sono gli anni della canzone di protesta, dopo i primi singoli abbinati alle pagine della Nuova Enigmistica tascabile, arriva l’era beat in Italia.

La torre” è il pezzo che coincide anche con la prima esperienza in televisione, proprio durante la trasmissione presentata da Giorgio Gaber e Caterina Caselli. Piovono a raffica le critiche e prese di distanza da un mondo sbagliato nella allegra formula ballabile della canzone, poi ripresa in un brano dallo stesso tiolo contenuto nell'”Arca di Noè. Appartengono a questa fase “Il mondo va così“, che offre una comparazione tra i comfort e i lussi di una parte dell’umanità rispetto al resto: “Io che sto di qua con il materasso di gommapiuma, con il giradischi e con il bagnoschiuma“, in un climax che arriva a tirare in ballo anche i marziani che, a differenza sua che colleziona portachiavi, costruiscono astronavi. Sempre per quella stessa etichetta, la Jolly, escono altri due singoli, “Le reazioni“, con dissonanti chitarre fuzz del ritornello, e “Triste come me”.

Con “Vento Caldo” del 1968 (incisa per la Philips nel 45 giri che includeva anche “Marciapiede“) ci spostiamo su percorsi già più articolati, in cui Battiato canta i sentimenti di un’estate che finisce rielaborando il tema del Concerto n.1 di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Molto tempo dopo, nel 1980 “Il vento caldo dell’estate” viene cantato anche da Alice con un arrangiamento e un testo del tutto diversi. Il successo commerciale arriva con “È l’amore“, che innaugura un filone più romantico di questa sua fase pre-sperimentale. Il brano ha un’impostazione tradizionale, ma ha una struttura meno acerba delle precedenti. Sulla b-side compare un pezzo rock, vicino nei suoni ad alcune canzoni di Lucio Battisti, “Fumo di una sigaretta“. Le spiagge, non ancora solitarie, ma senz’altro tristi, fanno la apparizione in “Bella ragazza” con cui Battiato partecipa nel ’69 a Un disco per l’estate. La canzone più sorprendente è “Occhi d’or“, uscita in quello stesso 45 giri, con un giro di accordi che parte verso l’oriente – senza da lì fare mai più ritorno -, intrappolata in suggestioni lontane: “laggiù tra i deserti d’oro, ho lasciato il cuore/ laggiù sotto un bianco sole conobbi l’amore“.

Su note dolcissime, sul finire degli anni ’60, esce “Sembrava una serata come tante“, composta da Giorgio Logiri, chitarrista del gruppo beat The Red Devils, meno originale del Lato B, “Gente“, altrettanto struggente. Ma con il nuovo decennio Battiato trova la sua vera dimensione personale. Prima dell’uscita di “Pollution” c’è spazio ancora per due singoli che testimoniano l’apertura verso la fase più folle e sperimentale. Dai messaggi extraterrestri e i synth di “Convenzione” alle turbe psichiche di “Paranoia“:”Un giorno usciremo per le strade, offriremo cipolle agli amici, dormiremo insieme in calde stanze tutte rosa“.

Il Franco Battiato pre discografia è un turbine di esperienze sonore e esplorazioni di stili difformi che vedranno compiuta evoluzione nella svolta pop successiva agli anni ’70, in un processo mai davvero interotto di trasformazione e rielaborazione.

(Eulalia Cambria)