SPERANZA, “L’ultimo a morire” (Universal, 2020)

“L’Ultimo a morire” è l’atteso Lp di esordio di Speranza, il rapper franco-casertano che si è guadagnato negli ultimi anni la fama di duro e puro del rap italiano grazie a una serie di singoli incendiari (in particolare “Sparalo!”, “Sciacalli”, “Givova”, “Modalità” e la dissacrante “Chiavt a mammt”), alle collaborazioni con produttori del calibro di Night Skinny, Don Joe e Crookers e ai concerti live del tour realizzato nel 2019 insieme a Barracano e a Massimo Pericolo, che lo hanno portato a suonare nell’Olimpo dell’Alcatraz di Milano.

«La baida nella bocca, fame cannibale
Un piede a Palazzo Reale, l’altro nelle case Aler
Cerignola, Gioia Tauro e Chinatown»

Voce furente, flow meticciato (Speranza canta in italiano, casertano, francese e lingua Rom), mentalità di strada, testi da rivalsa sociale dei subalterni, basi musicali devastanti che si rifanno alla tradizione del rap francese degli anni Novanta e degli anni Zero diviso fra protesta (IAM) e hardcore (NTM) con fusioni trap à la 6ix9ine. Tutto in Speranza è postmoderno e al contempo classico, autentico nel profondo ma finemente elaborato. Basti ascoltare “Takeo Ischi”, sonata cupa in cui il ringhio urticante del rapper originario di Berhen, circondato da ululati digitali, sprigiona con rabbia incontenibile tutto il disagio della sua generazione, accompagnato da un narcotizzante Massimo Pericolo.

«la notta bianca e le giornate nere»

Rispetto ai singoli precedenti, l’album d’esordio suona più versatile, il rapper di stanza a Caserta strizza l’occhio al grande pubblico senza però rinunciare alla qualità concettuale e musicale: si passa dai brani corrosivi hardcore dalle atmosfere ansiogene quali “Casertexas”, “Fendt Caravan” e “Chinatown” (ben calibrato in questo caso il duetto con Gué Pequeno) alla trash-dance di “Omm i mmerd”, dal divertissement techno di “Russki Po Russki” alle ballate acustiche con chitarrismi in stile 2pac come “A la muerte” e la straziante “Camminante” in feat con Rocco Gitano, fino a una hit da radio come “Iris” in cui Speranza mostra anche un lato fragile e romantico.

«Dalla strada, per la strada, l’ultimo a morire
O con me o senza me
Non parlo d’amore, parlo di rancore
Sentimento molto più sincero, più profondo
Non sarai d’accordo
Mentre pensi a conquistare lei, penso a conquistare il mondo»

L’aspetto più interessante dell’hip hop di Speranza è questa capacità di fondere le musicalità algide di stampo mitteleuropeo con quelle calde latino-mediterranee; è musica senza confini, che diffonde l’idea della multiculturalità come carattere imprescindibile della società. Tutto il mondo è rione: è questo il messaggio di fondo. È soprattutto grazie a queste caratteristiche che per la prima volta abbiamo un rapper italiano che fa parlare di sé a livello internazionale. Dopo il successo sicuro di questo disco, la vera sfida per Speranza sarà ora quella di rimanere fedele alla sua capacità di essere voce degli ultimi. Non è un’etichetta ma, appunto, una speranza.

 

72/100

(Emmanuel Di Tommaso)