Bologna Violenta e la “Bancarotta Morale” dei nostri tempi

Bologna Violenta, nome d’arte sotto cui si cela uno dei musicisti più eclettici del nostro paese, Nicola Manzan, ha pubblicato nel mezzo della quarantena e del panico generale il suo ultimo lavoro “Bancarotta Morale”, creato nuovamente insieme al batterista Alessandro Vagnoni. Con lui abbiamo parlato – rigorosamente in modalità smart working – delle sue (basse) aspettative sul futuro post COVID-19, armonium elettrici, le evoluzioni sonore del progetto sempre meno cybergrind, così come delle storie moralmente inaccettabili che compongono i capitoli di questo audio/libro, tra truffatori, giocatrici d’azzardo e famiglie di criminali polacchi.

Come sta procedendo la quarantena di Bologna Violenta dal punto di vista musicale e non?

La quarantena procede da casa, come per tutti quelli che non devono andare per forza a lavorare. C’è della delusione perché avevamo organizzato un tour ricco di date un po’ in tutta Italia, avevamo voglia di ripartire dopo uno stop di parecchio tempo (almeno per quel che riguarda le date in duo), però non ci possiamo fare niente, aspettiamo tempi migliori, sperando che il sistema non collassi (visto che era già in crisi). Da un punto di vista musicale, non ho molta voglia di suonare, ascolto musica, ma diciamo che non mi è esattamente venuta voglia di mettermi a registrare roba nuova. Vivo in una specie di bolla in cui aspetto che qualcosa si sblocchi.

Sembra che tu abbia una particolare inclinazione a dare voce ed un contorno poetico a “casi umani”, come i fratelli Savi e gli altri della Banda della Uno Bianca. Dove e perché hai recuperato le vicende “moralmente inaccettabili” descritte in Bancarotta Morale?

Sono storie che ho raccolto mentre ero in giro a suonare, sono le tipiche vicende che vengono raccontate perché fanno sorridere o perché sono semplicemente curiose. Ho pensato che queste in particolare fossero particolarmente adatte a questo disco, visto che non avevo voglia di parlare di fatti di cronaca come nel caso di “Uno Bianca”, ma mi piaceva l’idea di affrontare un argomento che tocca un po’ la vita di tutti, perché tutti prima o poi ci troviamo a fare delle scelte o a compiere delle azioni che non sempre sono esattamente il massimo, da un punto di vista morale. Se con altri dischi avevo messo in luce dei caratteri peculiari dell’essere umano, ma da un punto di vista generale, stavolta mi interessava farlo partendo da soggetti specifici, raccontando la loro vita, o almeno una parte significativa di essa.

A proposito di Fratelli Savi, prima che il mondo collassasse hai fatto in tempo a riportare in tour Uno Bianca. I concerti e il contatto col pubblico hanno contribuito in qualche modo alla stesura dell’ultimo album?

Direi proprio di sì. Se da un lato ho riscoperto il piacere di suonare da solo (dopo alcuni anni in duo), dall’altro ho anche capito che avevo voglia di tornare a suonare assieme ad Alessandro e di fare musica con lui. Una musica che fosse tutto sommato diversa da quella fatta in precedenza, ma che al tempo stesso ne fosse una naturale evoluzione. Con Alessandro ho la possibilità di andare oltre i cliché di genere, di sperimentare, di fare un po’ quello che mi pare con la materia musicale e devo dire che il suo contributo è fondamentale. Non rinnego niente di quanto fatto in passato, anzi, mi piace ancora molto, ma odio fossilizzarmi e il pensiero che di poter essere assalito dalla noia mentre ascolto la mia musica mi terrorizza, quindi: bello suonare Uno Bianca con la chitarra distorta, bello il cybergrind, ma meglio ancora andare avanti e percorrere nuove strade.

A differenza di questo tour revival, è percepibile dall’EP Cortina in poi la tua voglia di ricorrere a strumenti diversi dal “classico” Bologna Violenta (più violino che chitarra, per esempio) e in generale di più “umanità” e meno macchine nel suono. Ma come spiegheresti ad un appassionato di musica che non capisce una mazza di teoria e tecnicismi (eccomi! non so manco cosa sia un armonium elettrico), come Bancarotta Morale sia un passo in avanti nella tua ricerca sonora?

Innanzitutto c’è la totale assenza di chitarra elettrica e questo è un cambiamento piuttosto radicale, visto che un inizialmente era l’unico strumento suonato nei dischi. L’EP “Cortina” mi è servito proprio per prendere confidenza con questo tipo di sonorità, ma soprattutto per capire come scrivere dei pezzi che avessero un senso usando solo il violino. La mia intenzione era quella di comporre dei brani che fossero a loro modo aggressivi, ma che avessero anche delle linee melodiche ben marcate, senza usare distorsioni e senza usare strumenti virtuali. Calcola che io sono cresciuto con la musica classica e che ho un approccio abbastanza diverso da chi cresce solo col rock e derivati, quindi nella mia testa c’era la volontà di creare qualcosa che fosse in un certo modo vicino alla classica, ma che avesse un'”intenzione” molto più simile agli stili più aggressivi della musica moderna.
Rispetto a “Cortina”, in questo disco il violino è meno polifonico, ma più atonale, anche se può non sembrare, mentre l’uso dell’armonium mi ha permesso di armonizzare le melodie in maniera quasi contrappuntistica, in modo da utilizzare quasi esclusivamente non più di quattro note sovrapposte (calcolando anche il basso). Alla fine è una scrittura simile a quella del quartetto classico, cosa che amo particolarmente fare anche quando faccio arrangiamenti per altri artisti. Per la cronaca, un armonium elettrico è una tastiera degli anni Sessanta che produce il suono con lo stesso meccanismo di una fisarmonica, ma invece di utilizzare un mantice manuale, ha una ventola interna. Nello specifico, quello che ho usato io è una versione “seria” delle tastierine Bontempi di una volta.

Sbaglio o i 19 minuti cinematici di Fuga, Consapevolezza e Redenzione sono il brano più lungo pubblicato a nome Bologna Violenta? La sua composizione deve avere una storia particolare per un artista che qualche anno fa, se esagerava, arrivava a 1 minuto e mezzo di durata…

Non sbagli: si tratta non solo del pezzo più lungo che io abbia mai pubblicato, ma è in assoluto anche il più lungo che abbia mai scritto. Sinceramente non avrei mai pensato di arrivare a fare un brano del genere, visto che le composizioni troppo lunghe tendono ad annoiarmi molto. Spesso faccio fatica ad arrivare alla fine anche dei canonici tre minuti e mezzo dei singoli radiofonici (al di là del genere o della proposta in sé), ma effettivamente in questo caso le cose sono andate in maniera molto diversa dal solito. Dopo l’ultimo trasloco che ho fatto sono finalmente tornato in possesso del mio organo elettrico, uno di quelli da chiesa, e avevo voglia di suonarlo e di fare un po’ di musica in libertà. Ho casualmente pensato di registrarmi e dopo venticinque minuti ininterrotti di improvvisazione mi sono fermato e ho riascoltato cosa ne era uscito. Mi sono subito reso conto che c’erano molte cose interessanti, che era una sorta di flusso di pensiero continuo che poteva funzionare, una volta eliminate alcune parti poco convincenti. Ho passato un paio di settimane ad arrangiarlo, a registrarci delle parti di archi, di sintetizzatore e di qualche altro strumento, e alla fine ho capito che poteva benissimo essere parte del nuovo BV, perché a suo modo mi rappresenta molto, nonostante la sua natura così bizzarra. Anche se si tratta di un brano molto lungo, si può facilmente percepire che ci sono dei cambiamenti di atmosfera molto netti e molto ravvicinati, come se fossero tanti brani brevi registrati senza soluzione di continuità. Ho fatto aggiungere ad Alessandro una parte di percussioni e campionamenti vari e il pezzo era pronto per finire nell’album.

Hai dichiarato che le tematiche di Bancarotta Morale sono riferite ai drammi della vita, al forte contrasto tra l’essere umano e il mondo che lo circonda, ma soprattutto al difficile rapporto tra gli esseri umani stessi. Forse è presto per dirlo, ma credi che il mondo post-virus sarà migliore o comunque diverso da quello descritto nell’album?

Purtroppo temo proprio di no. Questo virus sta tirando fuori, per l’ennesima volta, la parte peggiore di noi, come se nel momento del bisogno la stupidità e l’istintività prendessero il posto della ragione. In questi tempi in cui è facile dire la propria opinione pubblicamente, vedo che tutti devono esprimere per forza la loro idea, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di idee senza una base scientifica, senza un minimo di “cultura” rispetto alle problematiche che ci troviamo quotidianamente ad affrontare. Voglio sperare che questo periodo ci possa aiutare ad affrontare la vita in maniera diversa, ma al momento sono decisamente disilluso.

(Stefano D. Ottavio)

Ascolta (e compra) Bancarotta Morale su Soundcloud: