[BBV #21] DEATH AND VANILLA, “Are You A Dreamer?” (Fire Records, 2019)

Questo trio di Malmoe, Svezia, non si puo più considerare come una novità. “To Where The Wild Things Are…”, che segnava il debutto su Fire Records (corredato poi da un omaggio a “The Tenant” di Roman Polanski pubblicato lo scorso anno), ha di fatto assegnato ai Death And Vanilla un posto d’onore nel genere della pop-psichedelia. Si aspettava quindi solo una conferma e questa arriva puntuale con un disco, “Are You A Dreamer?”, che sicuramente non deluderà gli appassionati del gruppo e anzi allargherà la platea di appassionati, pure perché il suono Death And Vanilla è raffinato e sofisticato, ma allo stesso tempo pop e con quella componente “dreamy” che dai Beach House in poi è diventata un tiro a segno sicuro per chi si sperimenti in maniera sufficientemente preparata in questo campo.

E sicuramente si può dire che in questo caso le qualità non mancano. Il trio formato da Marleen Nilsson e Anders Hansson (completa la formazione Magnus Bodin) sa come si scrivono delle canzoni tipicamente pop e allo stesso tempo senza osare e cercare di sperimentarsi su campi all’avanguardia e che non sarebbero nel loro dna, riesce comunque a non essere banale. Se i Foxygen fossero stati un gruppo quantomeno sufficiente, avrebbero forse potuto sperare di suonare come loro. Se i Beach House non fossero stati una “posa”, sarebbero stati i Death And Vanilla. Cioè una combinazione tra suoni di tastiere e sintetizzatori che costruiscono melodie sognanti e che rimandano a psichedelia anni sessanta, pop francese, kraut-rock a bassa intensità, wave sintetica anni ottanta. Costituisce un valore aggiunto la bellissima voce ammaliante di Marleen Nilsson e un sapiente utilizzo dell’effettistica per chitarra e il groove di basso, mai troppo forte, ma marcato e che segna e scandisce questi tempi che a tratti sembrano tratti da una “tropicalia” trasmutata in una Svezia tipo west-coast.

Probabilmente è un disco troppo pop per poter smuovere i più duri di cuore e non piacerà agli “intellettuali”, ma non è un album banale e se vi piacciono anche cose meno “popolari” e conosciute tipo Jacco Gardner oppure Temples, sicuramente vi troverete dei tratti in comune con questi artisti e vi ritroverete in uno stato di pace con voi stessi.

62/100

Emiliano D’Aniello