JULIA KENT, “Temporal” (The Leaf Label, 2019)

Terzo disco su The Leaf Label, sesto in tutto per la violoncellista e compositrice canadese. “Temporal” è il classico disco di transizione, nonostante non sfiguri al confronto dei meglio riusciti “Character” e “Asperities”. La transizione è anche in senso letterale, dato che, secondo quanto affermato da Julia, i pezzi riguardano la temporalità nei suoi aspetti più umbratili e di passaggio. Tutte già utilizzate per spettacoli teatrali o di danza, le sette composizioni del disco non sono scarti assemblati senza ragione e buttati lì, dato che, a prescindere dal filo conduttore “narrativo” dichiarato, denotano una sorta di continuità concettuale e di atmosfere.

Davvero sembra di ascoltare la colonna sonora di un percorso interiore osservato da uno sguardo disincantato e concentrato sulla caducità dell’esistenza. Non stupisce, qunidi, la cupezza che caratterizza gli arrangiamenti già dai 12 minuti dell’iniziale “Last Hour Story” o in ”Trhough The Window”, quest’ultima affine a certi trasognati Dirty Three.

In “Imbalance” (il singolo) e “Floating City” si ritrova la commistione tra classicità ed elettronica dei dischi precedenti da cui affiorano connotati ambient, soprattutto in “Conditional Futures” e palpiti glitch (“Sheared”), mentre “Crepuscolo” si rinchiude in tocchi pianistici minimali, quasi a farsi carico della consapevolezza della fine.

70/100

(Giampaolo Cristofaro)