Bi-Monthly Electronic Addictions | Sep/Oct 2018


Quinto appuntamento dell’anno con la nostra rubrica curata dai ragazzi di Knick Knack, Ludovico Esposito e Luca Palazzo. Questi i lavori da non perdere degli ultimi due mesi di musica elettronica.

Tomas Urquieta, “Duenos De Nada” (Infinite Machine)

Alla ribalta direttamente dal Sud America, il produttore cileno Tomas Urquieta rilascia il suo primo album sulla messicana Infinite Machine la quale, a onor del vero, ci ha ormai abituato ad album molto molto interessanti. “Duenos De Nada”, che letteralmente di traduce ne “i padroni di niente”, è ispirato all’icona punk Martin Sorrondeguy che citava “Nosotros no somos dueños de nada, ellos son los que mandan”; l’album è tanto oscuro quanto affascinante e ossessionante. C’è ancora spazio per forgiare e scolpire la cultura elettronica – alla faccia di coloro che ne lamentano la saturazione – e questo progetto ne è la dimostrazione. Per scoprire di più su questa label e le sue uniche produzioni stravaganti, leggete questo approfondimento (https://noisey.vice.com/it/article/r3by7n/infinite-machine-intervista-charlie) su Noisey, ne vale la pena.

Tim Hecker, “Konoyo” (Kranky)

Tim Hecker è un compositore sperimentale canadese, probabilmente tra i più famosi artisti ambient contemporanei. Negli anni, ha lavorato sia in gruppo che da solista, con risultati sempre di grande impatto e, in alcuni casi, sopravvalutati (tra tutti l’uscita discografica in collaborazione con Oneohtrix Point Never). Se nei due lavori precedenti “Virgins” e “Love Streams”, aveva collaborato con musicisti islandesi, incluso Johann Johansson, per questo nuovo progetto Hecker cambia area geografica e componenti dell’orchestra, pescando direttamente dal Giappone e dal gagaku, un’antica musica di corte giapponese a cui è stato introdotto proprio da Johansson. “Konoyo” è un ascolto importante, essenziale, come molti dei migliori album del compositore; luminoso e vagamente disorientante, l’album riesce ad esaltare con genuinità l’asprezza dell’elettronica sperimentale e il calore della tradizione acustica giapponese.

Ancient Methods, “The Jericho Records” (Ancient Methods)

Ancient Methods è indubbiamente tra i migliori producer e DJ techno al giorno d’oggi. Non lasciatevi ingannare dalla etichette che gli sono state comunemente assegnate – tra tutte quella di artista meramente “industrial” – che farete bene ad accantonare. Avvocato di giorno, produttore e DJ di notte, Ancient Methods vive a pane, groove e passione per la musica da oltre un decennio. Ascoltate una sua qualsiasi produzione o dj set, e noterete come riesce a fondere musica sperimentale e da dancefloor, strumentazione elettronica ed acustica, in un bolide sonoro sonico tra techno e funk che non conosce confini. Astrazione e concretezza nelle ritmiche e nelle melodie caratterizzano questo solido album, che ingloba il suo passato e gli permette di evolvere e guardare al futuro, sia della sua carriera che del genere techno.

Friends For Friends: Various Artists, “Dimseniya”

Due artisti di Brooklyn si trovano ad affrontare una causa legale per deportazione, e allora un collettivo di musicisti si è chiesto, come possiamo dar loro una mano, sposare e diffondere la loro causa, sensibilizzare l’opinione pubblica? La risposta è: con questa compilation, “Dimseniya”. Ed ecco quindi Aisha Devi, RAMZI e tanti altri contribuire ognuno con una traccia originale. I proventi della compilation serviranno infatti a coprire spese generali e legali – i due artisti in questione stanno ancora affrontando la causa e per questo, almeno al momento, hanno deciso di rimanere anonimi. Nel nostro piccolo, non possiamo che acquistare la compilation e citare parte del comunicato stampa: “While our friends lay within uncertainty’s keep, we cannot rest. We run in our sleep, in our minds, and our hearts are racing towards those dragged away from us. May this music uplift you during this dark time. We know everyone could use a bit of healing right now.” Iniziative di questo calibro non possono che rafforzare le radici culturali e sociali in cui la musica elettronica è germogliata, e da cui non dobbiamo mai prescindere.

Orson, “Version 010” (version)

Version è una label, party e crew di alchimisti della dubstep che si diverte a mescolare, ripensare e rendere il genere ibrido. Orson, in questo ultimo disco sulla sua label Version, di fatto ricalibra la dubstep e si diletta a farla interagire con altri generi, la house e la techno. Tutte le uscite discografiche precedenti sono più che degne di nota, ma questa decima release spicca per le sue tante sfaccettature sonore. Sample vocali dub, pattern di piano tipicamente house, ritmiche spezzate e slow tempo, riescono a creare universi alternativi spettrali ma in movimento. E’ un sound che si colora del grigiume berlinese decorandolo con tinte sonore old school, che ricordano la vecchia scuola dub UK e la berlinese Chain Reaction.

Simo Cell, “5 Party Mix” (Brothers From Different Mothers)

Vorticoso e ghiacciato il sound di questo nuovo ep di Simo Cell, producer francese che in poco tempo ha continuamente rimescolato le carte del suo sound e rilasciato su ottime label di elettronica tra cui Fragil Musique, Livity Sound e Brothers From Different Mothers – quest’ultima è la label che ha prodotto il disco in questione e che non è affatto nuova alla “miscelazione di stili poliamorosi”. Dub, dancehall, hip hop, bass music e techno dialogano, si incrociano, si sovrappongono e si ripetono formando un meandro di suoni e generi apparentemente lontani, ma più vicini di quanto possiamo credere (soprattutto in una club night). Se tale direzione sonora vi incuriosisce, andate ad ascoltare il disco di Clara! su Editions Gravats (https://soundcloud.com/editions-gravats/clara-reggaetoneras-3) e/o se siete a Nord Italia, frequentate un party al Club? Adriatico.

Makoto Holmberg, “No Time For Beauty” (VolumeUP)
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A due anni dal suo ultimo disco “Slow Night” su Syntheke Records, il producer napoletano Andrea Picella aka Makoto Holmberg torna con “No Time For Beauty”, un lavoro molto più scarno, ricco e intenso dei precedenti. I nuovi spettri sonori fruttano dall’interazione tra field recordings, pianoforti minimalisti, soavi sussurri vocali e ritmiche break beat o più decise – una combinazione sonora che rimanda a quel filone di elettronica contemporanea ricercata ma accessibile alle grandi folle. Non a caso Burial, Arca e Thom Yorke sono tra le figure che maggiormente hanno influenzato non solo questo lavoro specifico, ma più in generale il percorso artistico di questo giovanissimo producer nostrano. Da monitorare.