I 7 brani della vita dei SACRAMENTO

Guardano agli anni Ottanta e al songwriting di Mac DeMarco, Kurt Vile e Alex Cameron. Martedì 24 luglio sono stati scelti per aprire al concerto di Kevin Morby alla Triennale di Milano per TRI-P e sabato 28 luglio saranno di scena nella rinnovata spiaggia di uno dei festival estivi italiani più prestigioso, il Siren Festival di Vasto.
Con due singoli e un album in uscita per La Tempesta, i Sacramento iniziano a farsi meritatamente notare, con la loro miscela di suoni riverberati, atmosfere sintetiche e revival anni Ottanta.

Dopo l’uscita del loro singolo di debutto “Love”, i quattro hanno pubblicato “Bed & Toothbrush”, una produzione Noja Recording registrata da Carlo Barbagallo allo Spazio Rubedo di Torino.
Musica e testo sono di Stefano Fileti che ha registrato voce, chitarre e synth, mentre al basso troviamo Stefano Palumbo e alla batteria Alessandro Franchi.
Proviamo a conoscerli meglio, a partire dalle loro fonti di ispirazione.

Provate a descrivere questo progetto usando tre parole chiave (che non siano sdraio, Ottanta, piscina).
Rollerblade, Margarita, Neon

Sembrava fosse finita, e invece non finisce mai. Siamo mai usciti dagli anni 80?
Siamo nati negli anni 80, li porteremo con noi a vita e ce li trascineremo con noi fino alla tomba con tutti i loro samples tutti carini per i synth.

Ora c’è la classica selezione dei 7 brani della vita. Loro sono in quattro, ne hanno scelti due a testa, ma ci dispiaceva rimuoverne uno. Fuori classifica “Sotto il segno dei pesci” di Antonello Venditti, canzone che, come spiega Alice, le è stata cantata da un “barbone a Trastevere in uno dei pomeriggi più belli mai passati a Roma”.

Queste le altre scelte, corredate da descrizioni altrettanto intriganti.

Bob Dylan, “A Hard Rain’s A-Gonna Fall”

Alessandro

Perché non può piovere per sempre ma probabilmente lo farà presto.

Can, “Vitamin C”

Alessandro

Per non prendere mai il raffreddore.

Bob Dylan, “Girls From The North Country”

Stefano P.

Il viaggio, il primo amore, l’insanabile rimpianto. I dolori del giovane Zimmerman, condivisi con il maestro Cash, diventano una preghiera struggente. La canzone di chi, almeno una volta nella vita, si è innamorato.

The Clash, “Stay Free”

Stefano P.

L’inno della mia adolescenza. Con quella frase finale “Go easy, step lightly… Stay Free” sussurrata da
Mick Jones come a dirti: smetti di essere incazzato e costruisciti la felicità.

Jane’s Addiction, “Been Caught Stealing”

Alice

Questa canzone perché mi ricorda quando ero piccola e i miei genitori la ascoltavano in macchina

Connan Mockasin, “The Man, That Will Find You”

Stefano F.

Da quando è uscito, mettevo sempre questo pezzo un attimo prima di iniziare a fare sesso.

90 Day Men, “I’ve Got Designs on You”

Stefano F.

Travolgente, carica di tensione, sublime nella produzione. Un fiume in piena che sembra debba straripare, ma resta sempre li tra le sue mura, per dare spettacolo della sua potenza senza fare del male ai suoi spettatori.