Dimensions Festival 2017, Fort Punta Christo, 30 agosto – 3 settembre

Credits: Jack Kimber – Dimensions Festival

Se fosse successo in Italia, chissà come sarebbe andata. Il maltempo e addirittura un black out di quattro ore non hanno fermato la sesta edizione di Dimensions Festival, uno dei festival elettronici più attesi dell’anno. Grace Jones, Theo Parrish, Nina Kraviz, Floating Points, Moderat e Marcel Dettmann erano gli headliner in uno degli scenari più suggestivi della lunga stagione dei festival estivi europei. Persino sabato quando la situazione sembrava compromessa, dopo qualche cancellazione inevitabile e condizioni meteo a dir poco complicati, i set “notturni” sono andati avanti tutta la notte con una folla per nulla preoccupata dal freddo e dalla pioggia.

Per chi non ci fosse mai stato è bene ricordare che, così come la staff, la maggior parte dei partecipanti ha origini britanniche, quindi la pioggia non intimorisce mai nessuno, ma i prezzi degli alcolici non sono calibrati col costo della vita britannico. Quindi potete ben immaginare l’atmosfera a dir poco surriscaldata. Dimensions si apre tradizionalmente nella suggestiva Arena di Pola e nel weekend si sposta nel Forte di Punta Cristo, a nord della città, ex fortezza dell’Ottocento da decenni in disuso, immersa in uno spettacolo naturale che lascia a bocca aperta. Soprattutto chi non è mai stato da quelle parti.

Non solo house che è un po’ l’essenza della programmazione. Ormai il Dimensions propone un’elettronica in senso molto traversale, techno, dub, world music, R&B, avanguardia e le migliori tendenze delle scene underground per quasi cento artisti si alternano nei dintorni dell’antica città croata da mercoledì 30 agosto a domenica 4 settembre. Daphni, DāM-FunK, Ata Kak, Goldie, Helena Hauff, Ben Ufo, Pearson Sound, Joy Orbison, Pangaea, Levon Vincent, Mala, Adrian Sherwood, Dopplereffekt, Demdike Stare, Kode 9 sono i nomi più attesi e parlare di Dimensions non significa ormai parlare solo di house music e party in barca.

Stare dietro a tutto è molto difficile e tutti i palchi (scoperti e all’aperto) hanno il proprio genere e il proprio percorso musicale, come il The Moat ospita le sonorità più techno, la Mungo’s Arena per le atmosfere dub/dance hall, l’impervio The Garden tra salite e discese per i big house più noti, The Beach per il cazzeggio in spiaggia. Almeno il venerdì e la domenica, dove la programmazione in spiaggia è ripartita al tramonto tra pochi irriducibili sempre per motivi di pioggia, mentre purtroppo sabato è stato impossibile salvaguardarla.

Nel delirio dei temporali incessanti e dei cambi di programma, sarebbe difficile menzionare tutti gli artisti in cartellone. Provando ad elencare quelle che cose che ci hanno davvero scaldato il cuore, sarebbe difficile non menzionare i set di due sicurezze della scena UK contemporanea come Ben Ufo e Pearson Sound messi in successione nella prima notte al The Moat, il suggestivo live di Floating Points al The Clearing, sempre nella giornata inaugurale, le sei ore di mattanze di Theo Parrish nel Garden e la sorprendente chiusura di venerdì di Romare al The Void, dopo la classe del maestro di Chicago Scott Grooves.

Come previsto, Josey Rebelle si dimostra ancora una volta una delle artiste di punta dell’underground londinese, Marcel Dettmann ha saputo adeguarsi alla fauna dei presenti con un set piuttosto variegato rispetto al solito, così come Daphni, nome sempre perfetto per ogni festival e situazione, incastrato, in una delle dolorose sovrapposizioni con Levon Vincent. Nina Kraviz particolarmente acid e coinvolta è riuscita a incendiare il palco Clearing (e a riscaldarci dopo la fine della pioggia nel freddo della notte di domenica) prima del guru dei guru. E stiamo parlando ovviamente di Jeff Mills. Non sono mancate le sorprese: la stessa Kravitz è ricomparsa alle quattro inoltrate come special guest nel palco The Moat per un set sulla stessa linea.

Tra i nomi meno altisonanti, da segnalare il live ipnotico di Moses Boyd, Tama Sumo & Lakuti che non si sono risparmiati in una selezione house da “after” per gli instancabili clubber della domenica, i nostrani Rudan in uno degli stage minori (Arija), il djset dei Twinkat Soul al Jack’s Corner, la presa bene degli Alma Negra in uno dei momenti più soleggiati del weekend in spiaggia.

Nonostante gli imprevisti atmosferici, insomma, il festival croato continua a dimostrarsi uno degli appuntamenti europei da non perdere per chi vuole concludere la propria estate con una proposta musicale molto eterogenea e un’esperienza di clubbing in uno scenario davvero unico.
E poi, la Croazia è davvero a due passi: iniziate a pianificare la vostra estate.

(Robert Corbari)