Birthh + Wrongonyou, Mira On Air Festival, Mira (VE), 22 luglio 2017

Sono arrivato a Venezia Mestre alle 16 e poco più, dopo un ritardo lancinante di non ricordo quale treno. Per caso mi trovavo a passeggiare e poco meno che alle 21.30 ho visto la luce: Mira On Air. Ho scoperto per la prima volta il festival e ho visto come la stessa cittadina nelle scorse sere aveva regalato un cartellone di tutto rispetto, con Carl Brave x Franco 126, Giorgio Poi, Ex Otago e altri. Noi Kalporziani però siamo capitati nella serata giusta e sul palco, come due visioni, una dietro l’altra, sono saliti Birthh e Wrongonyou.

La location era immersa in un parco tra storia, alberi, luci soffuse e bancarelle fighe con lo spritz, che permeava qualsiasi cosa o essere umano nel raggio di chilometri.

Alice Bisi e la sua band, in arte Birthh, è la prima a salire sul palco: il trio, con un sound estremamente elettronico, racconta una sfaccettatura del rock più gentile, e mostra come su un palco, se si ha una musica valida, anzi validissima da poter suonare, non c’è bisogno di essere Sid o Nancy o sparare aforismi di Vedder. In ogni secondo dell’esibizione una voce continua, praticamente a flusso di coscienza, mi ripeteva “continua a guardare” e il mio corpo effettivamente è stato assoggettato da una musica dal potere psichedelico: riferirò alla DEA di catalogare il live come estremamente pericoloso per gli effetti assuefacenti.
Spero di ritrovare Alice e la sua band nel prossimo film di Tim Burton, in una puntata di “Twin Peaks” o nella prossima di “Narcos”.

Dopo aver superato l’atmosfera di questa Frankie Cosmos, più sintetizzata, in provetta: la musica di Wrongonyou è arrivata come un colpo, una mazza da baseball che, lanciata nello spazio interstellare, decide di planare esattamente sul tuo petto.
Il live del giovane cantautore è un manuale d’istruzione aperto su come si scrive e suona dal vivo un album: il suono è travolgente come un’onda di Hokusai, la sensazione effettivamente è di stare a metà tra l’oceano Pacifico e il Monte Fuji.
David Lynch ha scritto o detto, è troppo tardi per ricordare, che le idee arrivano come frammenti. Il ragazzo sul palco è estremamente conscio che i lampi di genio si scrivono in frammenti: lui spesso incide tutto questo e ieri sera ha trafitto con i suoi pezzi, estremamente suonati e pieni di chitarra, i cuori di tutti.

La cartolina che viene fuori complessivamente è degna del “Labirinto del Fauno”, ovvero quella di un festival da realismo magico: fortunatamente sono capitato nella serata adatta. Ora riprenderò a camminare, chissà contro quale insegna andrò a sbattere, sicuramente entrando troverò altra musica da raccontare.

(Gianluigi Marsibilio)