PIXIES, “Head Carrier” (PixiesMusic/Play it Again Sam, 2016)

fad14ddfe66aa2a1d527b96227fe3a16Il 30 settembre scorso è uscito per Play it Again Sam/Pixiesmusic il sesto album (o meglio dire secondo dopo la reunion avvenuta nel 2004) della leggendaria rock band statunitense dei Pixies.
Audaci, ancora monchi della storica bassista Kim Deal e con un album deludente alle spalle come è stato “Indie Cindy” del 2014 (di cui non si sentiva assolutamente il bisogno, vedi la recensione) i Pixies ci riprovano con “Head Carrier”. L’album, cui precede un attento lavoro di sei settimane in pre-produzione assieme al loro nuovo producer Tom Dalgety, parte con l’omonima title track dove il timbro brutale di Black Francis intervallato dalle scariche irregolari e rabbiose della chitarra di Joey Santiago convincono l’ascoltatore fin dal primo ascolto. Il tutto scorre in maniera equilibrata e compatta per un totale di dodici tracce, dove spiccano il pop fresco di “Classic Masher” che esplode nel ritornello con l’intreccio vocale Francis e Lenchantin (la nuova bassista), “Um Chagga Lagga”, sfuriata perfetta per un live, battente e piena di energia e la dolcissima “Might as well be gone”, che nulla ha da invidiare ai vecchi Pixies. Non può poi non saltare all’orecchio “All i think about now”, scritta dalla stessa Lechantin in onore del “fantasma” di Kim Deal, ma decisamente troppo somigliante all’immortale “Where is my mind”. Seguono il grunge anni ‘90 di “Ball’s Back” e la conclusiva “All the Saints”, tocco finale dell’album con chitarra tremante e ricordo a tutti i grandi della musica che quest’anno ci ha portato via.

Quello che i Pixies ci propongono questa volta non soffre di quel tentativo, fallito, dell’album precedente di rievocare un passato che ormai è sicuramente troppo lontano, ma piuttosto dimostra che in questa “seconda vita” la band può ancora trovare il proprio spazio per esprimersi. D’altronde, lo stesso Francis ha dichiarato che l’obiettivo primario di “Head Carrier” era quello di “permettere all’ascoltatore di rimuovere dalla propria testa tutte le convinzioni che potrebbe avere sulla band”.

Partendo dal presupposto che nulla potrà mai rimpiazzare nei nostri cuori album come “Doolittle” o “Surfer Rosa”, ciò che esce da “Head Carrier” è comunque una buona miscela, fatta di immancabili suoni familiari scanditi però da approcci freschi e originali che ci provano come i Pixies possano ancora oggi imparare nuovi tricks.
Non ci resta che dire bentornati (nuovi) Pixies.

62/100

(Virginia Tirelli)