Air, Labirinto della Masone (PR), 20 maggio 2016

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Gli Air sono degli esteti, per cui è difficile riproporre la questione dei loro live come concerti “freddi”. Ce lo si domanda subito perché è un quesito che è girato molto al termine del concerto del duo francese venerdì scorso, al Labirinto di Fontanellato (PR). Ma partiamo dai fondamentali: gli Air tornavano live praticamente dopo 6 anni (ultimo concerto avvistato, 14 dicembre 2000 a Parigi), a giugno faranno uscire un loro best e, come sa bene chi legge le nostre pagine, il mese scorso è uscito l’album di debutto del progetto parallelo di Jean-Benoit Dunckel, gli Starwalker. Inevitabile pensare che gli stessi fossero un po’ arrugginiti, come minimo, e per certi versi lo sono stati. Peraltro, e lo si deve dire a gran forza, la data del Labirinto è stato un concerto a cui essere. Per tanti motivi. Innanzitutto: la luce che c’era venerdì sera. Ok, certo, non è merito degli Air, ma se devo dirvi l’atmosfera e la calma che si è creata nella campagna padana è stata da movie indimenticabile girato nel midwest americano. La foto d’incipit dice tutto. Considerate che l’ho scattata girando a piedi, in cammino con altri come walking dead in una stradina sperduta nel nulla che portava all’ingresso di quello che pare essere il labirinto più grande del mondo. Mi è sembrato di essere parte di un deja-vu: una tarda primavera, arrivando con il nuovo dei Radiohead in loop in auto, avrebbe potuto essere il 2001 o il 2003, anni in cui i nostri francesi erano particolarmente attivi e in cui le primavere erano traslate in altra dimensione da “Amnesiac” e “Hail To The Thief”.

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Il palco con la piramide dietro e la struttura del centro del labirinto

Un’altra ragione fondamentale è stata la scaletta: quando mai ricapiterà di ascoltare una scaletta come quella sottoriportata? Con ben cinque canzoni da “Moon Safari”, tre da “10 000 Hz Legend” e “Talkie Walkie” e anche una dal primordiale ep “Premiers Symptômes”, senza contare l’omaggio inevitabile a “The Virgin Suicides”. Un focus sugli anni 1997-2004, non concordate che siano stati gli anni migliori degli Air?

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Bene, detto tutto questo possiamo concentrarci sulla performance. Veramente coinvolgenti sono state “Playground Love” in versione non cantata e la usuale, splendida chiusura de “La Femme d’Argent”, una quasi jam che vale sempre il prezzo del biglietto. Il resto è stata la solita estetica del duo francese, che notoriamente “non suda” (eufemismo per definire la loro posa molto statica e che comunica poco con il pubblico), e che comunque è stata ben rappresentata in questa formazione con altro tastierista di supporto a Dunckel e batterista “un po’ pestone” – come mi ha giustamente fatto notare il nostro Folegati alla fine del live – ma efficace. Personalmente ho apprezzato molto lo stile sessanta-settanta del batterista, perché mi ha ricordato il bel tour di fine 2001 di “10 000 Hz Legend” (vidi la data del Vox di Nonantola del 21 novembre) che aveva quell’impronta.
Tra i due quello più “in palla” e che ha goduto maggiormente della ritrovata dimensione live è stato Godin, evidentemente ringalluzzito dalla situazione, mentre Dunckel è parso in effetti abbastanza svogliato (ha lasciato suonare parti importanti al 2° tastierista, e questo non è da lui). Qualche song è risultata eseguita senza particolare mordente (in particolare “People in the City” e “Cherry Blossom Girl”), ma tutto è filato via all’interno della cornice classica degli Air (altra menzione particolare per una bella esecuzione di “J’ai dormi sous l’eau”).

Certamente gli Air dovranno crescere in questo tour, e lo dovranno fare in fretta vista la prossima, imminente prova al Primavera Sound di Barcellona. Sono convinto che lo faranno, ma non chiedete loro di sudare, ok?

SETLIST:
Venus
Don’t Be Light
Cherry Blossom Girl
J’ai dormi sous l’eau
People in the City
Talisman
Remember
Playground Love
Alpha Beta Gaga
Radian
How Does It Make You Feel?
Kelly Watch the Stars

ENCORE:
Sexy Boy
La Femme d’Argent

(Paolo Bardelli)