Josh T. Pearson, Firenze, Spazio Alfieri, 31 ottobre 2015

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È un mondo difficile quello di Josh T. Pearson, chitarrista texano della scena folk rock degli anni duemila. Sabato sera allo Spazio Alfieri, in un’atmosfera raccolta, il pubblico è stato travolto dalla verbosità del musicista americano, nata da un lungo periodo di silenzi, di solitudine, di perdita/ricerca della fede. “Last of the country gentlemen” (2011), infatti, primo ed unico disco solista di Pearson, arriva dieci anni dopo l’esperienza con i Lift to Experience, con cui incide un solo album : un doppio, “The Texas-Jerusalem Crossroads”(2001), su un’imminente apocalisse.
Nel frattempo sono successe molte cose nell’interiorità della persona prima che dell’autore di musica – la fine di una relazione dolorosa, fonte di angoscia, delusione – e così i brani, in maniera molto diretta, non sono altro che il risultato di questo travaglio personale.
Le parole, pesanti come macigni, sono le vere protagoniste del concerto fiorentino, punto di partenza e di arrivo di un percorso. Una sorta di catarsi: la voce di Pearson, strumento musicale a tutti gli effetti, dà forza espressiva a ogni singola sillaba, che si poggia sulle melodie scarne di una chitarra, le cui corde sembrano solo sfiorate. Certo, non è facile entrare nel vortice di storie di sofferenza e disperazione. E lo sa bene lo stesso Pearson : ogni pezzo viene introdotto da battute scherzose, della serie “qual è la differenza tra una batteria e una drum machine?”.
A parte questi intermezzi, però, la tensione non cala mai. Sì, come da disco il minutaggio delle canzoni supera quasi sempre i sette minuti ma è lo storytelling a catturare l’attenzione, a fare la differenza. D’altronde il presupposto principale per ogni artista è avere qualcosa da esprimere. E forse il musicista texano, per troppo tempo, si è tenuto tutto per sé. Bene che abbia (ri)cominciato a raccontarsi.

Chiedere scusa con una canzone:

I said sometimes it’s better just not to ask
But your love stood strong and pressed hard-on through that
Maybe I should have lied but my two wrongs wouldn’t a made it right.
(Ho detto che a volte è meglio non chiedere
Ma il tuo amore restava forte e continuava ad andare avanti con forza nonostante ciò
Forse avrei dovuto mentire ma i miei due errori non avrebbero reso le cose migliori)

(Monica Mazzoli)