Intervista a Lucia del Velvet di Rimini

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Aprile è un mese centrale nella storia del Velvet. Il mese in cui è nato cinquant’anni fa Thomas Balsamini, direttore artistico nonchè principale artefice delle fortune del club. Ora Thomas non è più tra noi dal giugno 2013. Con la moglie Lucia Chiavari, nuova responsabile, abbiamo parlato della situazione odierna del locale riminese e del marchio indelebile lasciato dal suo fondatore.
Un modo per ricordare Thomas in attesa del Funthomas Festival 2015 in suo onore, che si terrà al Velvet domani sera, venerdì 3 aprile 2015, con i concerti di Godblesscomputers, Cristina Donà e Afterhours oltre i djset di Boosta, C-Max, Ninja e Samuel dei Subsonica.

Lucia, quando hai cominciato a lavorare al Velvet?
Frequentavo l’Università a Rimini negli anni novanta e di conseguenza lo Slego. Il mio ragazzo di allora, Matteo, ci lavorava, così mi ha detto che cercavano proprio al Velvet una guardarobiera per la stagione estiva. Cominciai quindi la sera del concerto degli Skunk Anansie, il 2 Maggio 1997. Poi passai allo shop e infine al bar centrale, sia al Velvet che allo Slego, perchè gli staff erano gli stessi. Lo Slego però chiuse nel 1999 e così ci trasferimmo al Velvet che diventò a tutti gli effetti un locale annuale. (Lo Slego ospitò, tra gli altri, Julian Cope, Gun Club, Green On Red e Blur.)

Che differenza c’è tra i due locali, e come è stato il passaggio da uno all’altro?
Lo Slego, che si trovava a Viserba di Rimini, era gestito dal Partito, mentre il Velvet era ed è essenzialmente un’azienda. Una differenza enorme, quindi. D’estate lo Slego veniva utilizzato dalla balera La Sirenetta e il dj resident Thomas Balsamini era “costretto” a suonarci il liscio. Un’estate però fu chiamato da Renzo Travagliati a mettere i dischi in un locale poco fuori Rimini, l’Osteria Al Quartino. Resosi conto che Thomas portava un sacco di gente ovunque lavorasse, Renzo se lo volle fare socio e si mise a cercare un locale più grande, trovandolo nel 1989 sulle colline di Sant’Aquilina. Nacque così il Velvet. Inizialmente c’era una pista da liscio (e all’aperto) al posto della sala principale attuale; poi con una serie di migliorie ed abusi edilizi il locale assunse piano piano una sua struttura definita ed adatta a lavorarci tutto l’anno. Con Thomas mi sono sposata nel 2001 e l’ho aiutato a riorganizzare lo staff. Ricordo di quei miei primi anni una serata in cui i Verdena furono costretti ad esibirsi per colpa di un tempo inclemente nel lato coperto del locale, e il pubblico non ne fu particolarmente entusiasta, per usare un eufemismo! Nonostante questo la gente che frequentava lo Slego si spostò senza difficoltà al Velvet e la direzione artistica di Thomas fece il resto. Nei duemila si susseguirono sul palco tante band emergenti dell’alternative rock come Interpol, Muse, Editors, gli americani Black Rebel Motorcycle Club. Altri nomi cardine degli anni novanta divennero di casa: Deus e Motorpsycho. Per non parlare di Mogwai e Yo La Tengo… Un gran bel periodo davvero. Poi subentrarono delle difficoltà.

Quali difficoltà in particolare? Cosa successe?
Il modello di sabato sera andò un pò in crisi: da un lato i DJ restavano sempre quelli, dall’altro e ben più importante, l’agenzia dei Rizzotto, vale a dire Indipendente Concerti, aveva iniziato a vendere date a Bologna. L’Estragon si era infatti spostato all’Arena Parco Nord diventando il nuovo punto di riferimento dei live in regione, grazie alla comodità di logistica e spostamenti. E questo è successo dall’oggi al domani. Fu il vero grande rammarico di Thomas, che ingoiò il rospo e si dovette inventare nuove formule. Venne introdotto l’Altrove, appuntamento del venerdì sera per gli appassionati di reggae/dancehall; successivamente Tropical Pizza, cioè la serata organizzata con Nikki di Radio Deejay ospite in consolle; poi lo Slego Remember, con i live di artisti dell’ondata new-wave come Wire e Stranglers. A fine anni duemila un nuovo staff di ragazzi giovanissimi indovinò la formula giusta con il Retropolis, una serie di serate di grande successo che fecero anche più di tremila presenze, come i concerti più grossi. Ebbene sì: nella mecca del rock abbiamo “accolto” Snap, Donatella Rettore, Eiffel 65, Santa Esmeralda… Meglio fermarsi qui.

Ora veniamo al presente. Quali sono i piani presenti e futuri?
Viviamo più il presente del futuro in questo momento. La scomparsa di Thomas ha creato un vuoto nel Velvet che definirei incolmabile. Lui era l’anima musicale e non c’è più stato un direttore artistico, o un personaggio della sua caratura: ci vuole uno spirito imprenditoriale molto forte perchè il locale ha costi fissi elevatissimi. Dopo lo scoramento, si è deciso di continuare sulla falsariga degli anni del decennio scorso con questa programmazione a pacchetti, ed altre realtà come il Live Di Trezzo ad esempio hanno fatta loro quest’idea. Riusciamo pur con entrate minori a garantire qualche concerto di livello, seppur la crisi sia sempre evidente. Nell’ultimo anno inoltre faccio avanti e indietro tra Milano e Rimini e devo riflettere sul da farsi. Di certo vorrei trovare una formula di gestione artistica più omogenea.

Ti chiedo di citare i tre momenti che reputi artisticamente ed emozionalmente più significativi, nel bene e nel male, della storia del Velvet.
Sì, li elenco in ordine cronologico. Il primo riguarda Thomas: il primo concerto di Paul Weller al locale, il 16 marzo 2001. Era il suo mito, alla pari soltanto di R.E.M. e XTC. Lo amava talmente che gli chiese di fare una foto insieme, in riva al lago sotto il locale. Credo che lo scatto finì nel libretto di “Days Of Speed” e la versione di “Town Called Malice” registrata quella sera da noi fu messa a chiusura dell’album. Ma lo amava così tanto Weller, che quando l’abbiamo visto in concerto a Milano al Flip Out volle stare di fianco alla cassa del palco tutto il tempo e quasi perse l’udito da un orecchio. Secondo momento: il nostro peggiore. La disdetta di Morrissey, nel luglio del 2009. Erano due date organizzate da agenzia, il Velvet metteva solo il posto a disposizione. Ma alla fine dei giochi ci mise la faccia. Problemi tecnici, ha detto il suo entourage. In realtà Morrissey aveva una frequentazione giù a Rimini ed aveva scelto quelle date anche per interesse personale. Solo che la sera prima di arrivare in Italia e precisamente in Svizzera, lui litigò aspramente con questa persona. Risultato? In Italia non ci venne proprio. Come ci è scaduto, l’abbiamo odiato da quel giorno in avanti. La persona dovrebbe venire prima di tutto, come il rispetto dei fan. Infine, un grande momento è stata la reunion dei Bluvertigo esattamente un anno fa, per il primo “Compleanno” di Thomas. Ringrazio a tal proposito Mirco Veronesi, che ha lavorato nei primi anni del Velvet per poi intraprendere la carriera di tour manager di successo. Ha contattato lui Andy e gli altri del gruppo e lo ringrazierò sempre per questo. I rapporti con Mirco non si erano mai interrotti e ancora ci dà una grossa mano con gli artisti e le questioni prettamente tecniche.

E quest’anno come festeggerete il compleanno di Thomas?
Il desiderio più grande era di farci suonare i Subsonica ma la data a Cattolica in estate ha precluso questa possibilità. Li abbiamo perciò dirottati alla consolle della sala principale, perchè la festa non si limita al live. Di nuovo è intervenuto Mirco, facendo il nome degli Afterhours. Insieme abbiamo incontrato Manuel Agnelli a cena che si è detto entusiasta dell’idea di esibirsi con la nuova formazione su di un palco diverso dai teatri. Credo che loro come i Subsonica si siano tolti delle soddisfazioni qua dentro, e che siano grandi oltre che dal punto di vista artistico, soprattutto da quello umano. Poi ci abbiamo messo anche Cristina Donà e Godblesscomputers, perchè Thomas avrebbe voluto vedere un artista emergente e del posto in una serata così. Sottolineo infine che gli artisti vengono a titolo gratuito (esclusi i rimborsi spese) e parte del ricavato sarà destinato all’A.I.L., l’Associazione Italiana Leucemie.
Speriamo che questo sia parte di un nuovo inizio per il Velvet.

(Matteo Maioli)