Petite Noir, i confini non esistono

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Petite Noir
è la prova che dimostra, come se ce ne fosse ancora bisogno, che al giorno d’oggi i confini – anche geografici – non esistono più.
All’anagrafe Petite Noir è Yannick Ilunga, un giovane ragazzo di 24 anni nato a Bruxelles, cresciuto in Sudafrica a Cape Town, di origini metà congolesi e metà angolane. Nel suo nuovo EP però suona e canta esattamente come una vera next big thing europea. Ed è soprattutto per questo che “The King Of Anxiety”, questo il nome del dischetto uscito per la Domino Records, comincia già a guadagnarsi il giusto spazio di attenzioni degli addetti al settore.

Nei cinque pezzi che lo compongono si sentono chiare le influenze musicali del ragazzo, che vanno ben al di là dei confini africani: si sentono i nuovi Glass Animals o l’ex promessa Alt-j dentro “Til We Ghosts”, sembrano essere i Wild Beats quelli di “Shadows”. Si potrebbe definire indie pop targato UK, con quel giusto sapore elettronico o dancey, ma in realtà c’è molto di più, tanto che è lo stesso Petite Noir a darsi una definizione: la sua è “noir wave”, una sorta di new wave africana, se proprio siamo costretti alla traduzione letterale.

Escluse però le influenze che rischiano quasi di diventare citazionismi, rimane l’evidenza di un talento pronto ad esplodere. Una voce elastica, capace di passare da toni profondissimi a falsetti molto più pop, rendono Petite Noir un gioiellino grezzo, sebbene ancora grezzo.
Qualcosa di particolarmente riuscito però è già in grado di farlo: questa “Chess” è forse il pezzo più bello dell’EP. Buon ascolto.