St. Vincent, Alcatraz, Milano, 17 novembre 2014

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Che Annie Clark, aka St. Vincent, sia una stella lucente nel firmamento della musica contemporanea è ormai un dato di fatto. In pochi potevano però prevedere che una sua esibizione dal vivo potesse perfino superare le già altissime aspettative dei più irriducibili fan.

Dal primo istante in cui è salita sul palco dell’Alcatraz di Milano, St. Vincent ha catturato il pubblico con un fascino e un carisma straordinari, doti che artisti ben più noti di lei possono solo sognare di avere.

Lo show messo in piedi dall’artista statunitense è stato da molti paragonato, con le dovute proporzioni, a quelli dello Ziggy Stardust bowiano. L’accostamento forse può essere azzardato, ma è innegabile che la St. Vincent odierna abbia fatto di trasformismo e pathos interpretativo i suoi nuovi capisaldi. Molte cose sono cambiate dai tempi dell’esordio (“Marry Me”, 2007), non solo nel look, meno spontaneo e più studiato, ma anche nello stile musicale. L’anima barocca e imprevedibile ha preso il sopravvento sul lato romantico delle sue composizioni, un’evoluzione rispecchiata anche dai suoi live. La St. Vincent vista all’Alcatraz è un animale da palcoscenico, una profetessa steampunk, ammaliante e irraggiungibile. E poi ci sono le sue canzoni, oblique e nevrotiche, ma sempre e comunque calde e avvolgenti. Brani come “Birth In Reverse”, “Rattlesnake” e il singolo “Digital Witness”, tutti tratti dal recente album omonimo, sono l’esempio ideale di questo connubio.
I movimenti sincronici della Clark e della bassista Toko Yasuda sono coordinati in ogni minimo particolare e risultano perfettamente coerenti con le trame sonore imbastite dalla musicista e la sua band. Quando poi St. Vincent si stende e si dimena sulla torre al centro del palco durante l’esecuzione di “I Prefer Your Love” il pubblico in sala (quello maschile per lo meno) è definitivamente colpito e affondato. Quello stesso pubblico ha l’occasione di vedere da vicinissimo la cantante quando quest’ultima scende tra la folla per l’ultimo bis, “Your Lips are Red”, che segue la splendida “Severed Crossed Fingers”.

Insomma, uno show unico di un’artista che al momento nel suo genere, qualunque esso sia, è letteralmente senza rivali. Lunga vita alla regina.

(Stefano Solaro)

3 dicembre 2014

foto di Shaun Regan