INTERPOL, “El Pintor” (Matador, 2014)

interpol-el-pintorUscita settembrina per gli Interpol, con “El Pintor”. Anticipato da un singolo killer “All the rage back home”, il nuovo album dei newyorkesi ha creato una bella nuvola di curiosità nel web. Il brano, estremamente arioso rispetto alle ultime produzioni della band, sviluppa il suo riff circolare su un 2/4 ipnotico e ansiogeno, come nelle migliori canzoni di Banks & Co.: basso tormentato, chitarra spigolosissima, batteria fortemente strutturale, come davanti ad un sogno architettonico alla Lloyd Wright.

Ora, di sicuro quell’aria luminosa anticipata dal primo singolo, viene risucchiata dal secondo singolo apparso online qualche giorno dopo, l’acida “Ancient ways”, in maniera vorticosa, questa volta con un gioco di accumulo di chitarre, spinto emotivamente su e giù dal basso, quasi a ricordare alcune soluzioni ascoltate in tutto “Wish” dei Cure. A ribadire il fatto che la “grande famiglia” è quella. Eppure, ripeto, c’è luminosità in “El Pintor”, una luce che, diciamoci la verità, negli ultimi due album era andata affievolendosi sempre di più, soffocandosi in uno smog melodico che al lungo andare stava spingendo la band nell’anticamera della noia.

“El Pintor” non si discosta per niente dalla linea stilistica riconoscibilissima degli Interpol, ma non si sente solo quella pesantezza dello smog di cui prima, si sente invece un entusiasmo nuovo, che stavolta riesce a convincere e a coinvolgere sicuramente in maniera maggiore. Anche quando sembra rallentare e ripiegarsi come in “Twice as hard”, El Pintor riesce a mantenere un vigore, una tensione che sembravano persi, o che almeno ormai sembravano difficilissimi da ritrovare, soprattutto dopo “Antics”.

Questo vuol dire che Interpol si sono rinnovati? No di certo, in quel caso si rischierebbe di non ritrovarsi più ad ascoltare gl’Interpol.
Piuttosto possiamo dire che di sicuro hanno rinnovato lo smalto e si son tolti quel sacchetto di plastica dal volto che li stava facendo soffocare da soli.

Sarà colpa o sarà grazie anche ad una ritrovata autonomia nella produzione, ancora supportati dalla Matador. Sarà che Banks è passato al basso, sarà che forse in fondo sono semplicemente più felici. Alla faccia della new wave.

Magari dopo l’ascolto di El Pintor non esulteremo gridando “evviva!”, di sicuro però sorrideremo accogliendoli con un “bentornati”.

67/100

(Elisabetta De Ruvo)

11 settembre 2014