COURTNEY BARNETT, “The Double EP: A Sea of Split Peas” (Marathon Artists, 2013)

a3552025533_2Una mia amica parte per il viaggio di nozze; destinazione Australia. Ovviamente, oltre ad augurarle tanto sesso e divertimento, gli metto in mano una lista di dischi da cercare. Il fiorente e bistrattato periodo degli anni ’80 nella terra dei canguri, che oltre ai mai dimenticati Radio Birdman, ha dato i natali a gruppi quali Scientists, Triffids, Stems, Laughing Clowns, The Go-Betweens, Sacred Cowboys, The Sunset Strip che ancora sono nei nostri cuori. Una new wave al contrario, un’onda che ha seppellito e allo stesso tempo riscoperto un passato mai sopito.

E il presente? Dico alla mia amica che a settembre, nel suo lungo itinerario, potrebbe imbattersi nel tour della fanciulla di Melbourne, Courtney Barnett. “The Double EP: A Sea of Split Peas” è un disco che sto letteralmente consumando. Non riesco a farne a meno. Motivo? Il modo di cantare della Barnett, così distaccato eppure così coinvolgente. La forma delle canzoni, apparentemente semplici, eppure ricche di strutture che s’incastrano alla perfezione, pianoforti che sembrano caracollanti e invece mantengono viva l’attenzione, melodie che s’infilano nel cervello senza sforzo alcuno, ritornelli che sono quasi flussi di coscienza, non ti trovi a canticchiarli ma a viverli semplicemente. Li vorresti sempre con te, e desidereresti che Courtney non fosse toccata dall’onda del successo, dalle patinate e schifose pubblicità, la vorresti proteggere come una figlia dal mondo cattivo che c’è fuori, vorresti che la poesia delle sue canzoni si liberasse come la distorsione di “Avant Gardener” e vorresti che il virus di popolarità che sta ottenendo rallenti come la galoppante batteria di “History Eraser”, che rifiata e poi riparte. Vorresti essere in Australia, non per visitare e fotografare luoghi ma per vivere un presente che fra un po’ rimpiangerai di non aver toccato con mano. Vorresti poter sentire “Porcelain” dal vivo per poi perderti nell’immensità del mare. Musica che profuma di anni ’90. Musica che profuma di verità. Musica che non lascia il tempo che trova, ma lo attraversa in maniera vivida e sincera.

A ottobre partirà il tour europeo di Courtney che toccherà anche l’Italia e indubbiamente qualcosa succederà. Cambierà. Magari in meglio, ma cambierà.

La mia opera di convincimento di andare a vederla in casa sua probabilmente non andrà a buon fine. La mia amica farà tanto sesso, vedrà posti incantevoli e si divertirà un mondo. Dimenticherà però che si sta perdendo un tramonto fanciullesco chiamato Courtney. Peggio per lei.

Spero solo si ricordi dei dischi.

88/100

(Nicola Guerra)

26 settembre 2014