XIU XIU, “Angel Guts: Red Classroom” (Polyvinil / Bella Union, 2014)

xiu-xiu-angel-guts-red-classroom-L-OWPVa6Los Angeles è una città pericolosa, piena di contraddizioni e controindicazioni. Ricchezza che si specchia nella melma di una povertà che tende a sfociare nella più bieca violenza. Le contraddizioni sono appunto questi due lati della medaglia che difficilmente si riescono a scindere. Le controindicazioni, in un ipotetico cinquanta per cento, sarebbero quelle di non cercare di giocare sempre la propria testa con quella moneta infuocata.

Ovviamente Jamie Steward, che registrato non pare proprio esserlo da un bel po’, continua a puntare sul lato sbagliato della strada; qui però non ci sono solo prostitute e bagliori di una New York di fine settanta investita dall’eroina decantata da Lou Reed, ma una città degli angeli dove il sangue scorre realmente dentro edifici silenziosi squarciati da urla disperate.

L’ispirazione, giustamente, ognuno la cerca ovunque vuole, ma riuscire a esorcizzare le paure di una città che scintilla nello sfascio sembra proprio un lavoro per gli Xiu Xiu. Sempre attenti a raccontare storie al limite, citando il sesso, la perversione e il male in generale come fonte di sostentamento, anche in questo nuovo “Angel Guts: Red Classroom” James non si limita a manifestare enfatizzando uno stato d’animo, ma disegna attorno a questo disco una personale idea di sofferenza, una discesa negli inferi e un punto di non ritorno dove la morte è un plausibile rimedio. Detta così suona come il preludio ad un capolavoro oppure ad un malloppone indigeribile; invece la verità, come nella moneta e nella vita, sta sempre nel mezzo.

Me lo immagino già, il nostro, nella sua camera d’albergo a trafficare con sussurri ansiogeni caricati dal terrore di un’irruzione assassina; così la paura si riverbera sui synth analogici, drum machine e voluti diagrammi di flusso con silenzio/rumore. “Angel’s Guts” posta in apertura è il silenzio che mette paura, con un vento che sembra uscire dalle finestre che bisogna sempre controllare di non lasciare aperte e “Red Classroom” posta in chiusura è il silenzio interrotto dal rumore assordante del dolore fisico. In mezzo a questo il trip con le urla dei maiali di “Adult Friends”, la melodia quasi angelica di “Stupid in the Dark”, le campane e i lamenti che risuonano incombenti in “El Naco”, i beat Suicideiani di “Bitter Melon” fino alla luce rivelatrice nella splendida interpretazione di “Botanica de Los Angeles”.

Adesso ci credete che alcuni angeli sono davvero caduti dal cielo? Probabilmente Los Angeles ne è piena. Oppure sono tutti nella testa di James Stewart.

75/100

(Nicola Guerra)

14 febbraio 2014

foto di Dan Bleckley