WASHED OUT, “Paracosm” (Sub Pop, 2013)

paracosm-2013Sono finiti da un pezzo i tempi in cui bastava leggere Sub Pop per associare un album a determinate sonorità figlie della generazione di Seattle. Ok, ora da Seattle vengono fuori band come i Fleet Foxes e l’etichetta è sotto l’ombrello Warner. Ok, persino i Beach House o i Foals sono diventati i nomi di punta della storica etichetta. Ok, persistono sonorità più vicine alla tradizione, vedi No Age, Metz o Male Bonding, ma al contempo è arrivato anche l’hip hop per adeguarsi ai tempi (leggi Shabazz Palaces). Eppoi, Washed Out che dal canto suo è già al secondo LP sotto Sub Pop. E in pochi avrebbero associato la sua roba all’etichetta di Soundgarden, Mudhoney e Nirvana.

Tempi che corrono, ma non per Ernest Greene, sempre di stanza in Georgia, da Atlanta trasferito nella periferia di Athens. La cura bucolica sembra aver influito sulle sonorità, gradualmente più calde e analogiche. Il suo pop etereo e liquido guadagna nuovi spunti grazie all'(ab)uso di synth analogici e il gioco è fatto. Considerato un giovane talento, a dispetto dei trent’anni appena compiuti, Ernest ne aveva ventisei quando è stato eletto tra i pionieri della chill wave, da cui ha provato a defilarsi per approcciarsi a uno stile tutto suo che dal pop ipnagogico è ormai approdato su territori dream pop vagamente lounge.

Gli si può dire tutto, ma il sound Washed Out è ormai perfettamente riconoscibile. Nuovamente in uscita nel mezzo dell’estate, come il fortunato esordio su LP del 2011, “Within And Without”, Greene fa quello che ci si aspetta da lui, senza osare troppo. “It All Feels Right” è roba da generatore di titoli automatici chill wave, ma si fissa subito in testa, ondeggiante e romantica, come una delle canzoni clou di quest’estate. Non priva di quel gusto balearic molto in voga nell’electro-pop delle parti di Goteborg e Stoccolma, così come l’altro brano accuratamente scelto per lanciare “Paracosm”, “Don’t Give Up”. Sottofondi da bagnasciuga al crepuscolo esaltati dalla co-produzione del vate dei suoni avvolgenti, Ben Allen. Le atmosfere sono lievi e impalpabili come da suo marchio di fabbrica. Difficile skippare. I synth di Greene legano i brani impeccabilmente.

Senza scivoloni, senza troppi sussulti (“Falling Back” è puro indie pop, senza mezzi termini). “Weightless” fa un po’ Sigur Ros da happy hour, “All I Know” accelera col freno a mano. “Great Escape” dalla Svezia di Sambassadeur, The Embassy e Studio scivola in un soul adulto introdotto con soluzioni kraut. La titletrack vola ancora più alto nel cielo, come se le ultime robe targate M83 ritrovassero una dimensione meno epica e dai tratti più dimessi, riservati e intimisti. Titoli di coda sull’estate con “All Over Now” che sembra già sentita e risentita, a partire dal titolo e lascia quella tipica sensazione agrodolce di quei desideri irrealizzati: Washed Out che fa il Washed Out, insomma.

68/100

(Piero Merola)

25 agosto 2013