FERGUS & GERONIMO, “Funk Was the State of Affairs” (Hardly Art Records, 2012)

Quanto mi era piaciuto “Unlearn”, primo disco targato Sub Pop della coppia Savage/Kelly, in arte Fergus & Geronimo. Bello perché recuperava la pazzia di Zappa incanalandola nella forma canzone. Avevo quindi aspettative altissime per il secondo capitolo del duo sperando di imbattermi in evoluzioni simili a quelle che il baffo di Baltimora ci ha regalato nella sua monumentale carriera.

Nuovi giovani crescono, pensavo, con altissime potenzialità di infiltrarsi nelle piaghe di un sistema americano (e non solo) che fa acqua da tutte le parti. La musica che diventa rivoluzione e viceversa, proprio come quarant’anni fa. Invece “Funk Was the State of Affairs” non osa, stacca il piede dall’acceleratore invece di investire le idee mentre le canzoni iniziano e finiscono come devono senza aggredire ne ferire. Eppure sono bellissime, piene di groove, intervallate da momenti noise descrittivi del migliore hip hop urbano (prendete ad esempio il caos di “Earthling Woman” o le interferenze di “My Phone’s Been Tapped, Baby”) che in pochi minuti condensano ironia, funky stradaiolo (“Off the Mapp” su tutte, “Spies” e la bellissima e nervosa “Roman Tick”) e melodie al fulmicotone che godono di un gusto retrò mai troppo derivativo.

Probabilmente le mie aspettative vanno di pari passo con la voglia di rivoluzione. Non solamente musicale.

60/100

(Nicola Guerra)

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