FARMER SEA, “A Safe Place” (Dead End Street, 2012)

Lo scioglimento dei R.E.M. ha un po’ scosso tutti. Generazioni su generazioni di ragazzi cresciuti a pane e “Murmur” che veneravano la band di Athens per tutto quello che aveva prodotto ma soprattutto per la sua coerenza complessiva, pur se tra alti (i decenni degli ’80 e’90) e bassi (gli ultimi tempi, diciamo la roba prodotta dal 2004 in poi).
Anche per i Farmer Sea dev’essere stato un brutto colpo: questo “A Safe Place” potrebbe essere una cartolina del gruppo di Torino a Stipe e soci, un tributo a quello che i R.E.M. hanno significato per loro, ma non un accomodamento sterile, piuttosto una dimostrazione di quello che si può imparare e rielaborare, una lettera al maestro di italiano con le proprie poesie che sono diventate grandi da sole.
Se infatti i R.E.M. possono essere considerati il suo punto di inizio, il resto di “A Safe Place” è inesplorato e dunque da scoprire: le atmosfere fluttuano tra canzoni più spensierate (il singolo “To The Sun”, “Lights”) e altre più mature come “The Fear”, non a caso messa all’inizio del disco quasi a trasmettere quale sarà il tema dell’album, quello della paura come “luogo oscuro dal quale fuggire”, come dicono gli stessi Farmer Sea nelle note di presentazione.

Emergono echi dei Foo Fighters acustici, dei Teenage Fanclub e dei Mojave 3 in questo loro secondo album che dovrebbe essere quello del definitivo passo sotto i riflettori di quel palco (inesistente, è tutto frutto della nostra fantasia…) dove salgono i gruppi italiani che più hanno un respiro internazionale. Un palco non provinciale, dove canzoni come “Number 7” potrebbero benissimo essere suonate prima o dopo un artista americano. Gran canzone, questa “Number 7”, forse per l’uso della batteria elettronica che devia le sonorità in territori più meticci e che ne fa il punto più alto del disco.

“A Safe Place” scorre via bene nel lettore come un porto sicuro, appunto, con qualche picco e con altre canzoni gregarie che contribuiscono a dipingere un acquarello compatto.
E, per un attimo, se si pensa che tutto questo nasce grazie ai R.E.M., passa la malinconia.

70/100

(Paolo Bardelli)

7 gennaio 2012

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