HANDSOME FURS, “Sound Kapital” (Sub Pop, 2011)

Se si desiderasse catturare in una manciata d’immagini lo spirito ribelle ed anticonformista della sensuale coppia di canadesi composta da Dan Boeckner e Alexei Perry, basterebbe dare un´occhiata alle tre fotografie scattate per la promozione di “Sound Kapital”, terzo disco del loro progetto comune, che corrisponde al nome di Handsome Furs.
In una delle immagini lei, distesa su un tavolino e con addosso un vestitino sadomaso lancia uno sguardo incendiario (quasi quanto i suoi capelli rosso fuoco) verso l’obiettivo. Dietro c’è Dan, passamontagna da rapina sul volto e mani nelle tasche dei jeans skinny, mentre si scorge appesa al muro una bandiera di una paese lontano, uno dei tanti che gli Handsome Furs adorano esplorare nel corso dei loro infiniti tour. Gli scatti successivi li vedono poi ancora tra le mura di un appartamento, tra distruzione, depravazione e citazioni noir. Incredibilmente cool, dannatamente affiatati, inequivocabilmente rock’n’roll.

“Sound Kapital”, edito da Sub Pop come i due precedenti lavori della coppia canadese, rappresenta per chi scrive una delle più folgoranti sorprese dell’anno. Il loro eterno peregrinare li ha condotti prima alla scoperta della musica dell’Europa orientale, portandoli poi nel cuore della Cina e del Sud-est asiatico dove, seguiti passo per passo dalla CNN in un bellissimo documentario chiamato “Indie Asia”, sono venuti a contatto con la scena underground locale e hanno stretto amicizia con band cinesi, birmane ed indonesiane.
E’proprio in quei paesi remoti, dove il rock spesso è ancora tabù se non addirittura reato, che è nato “Sound Kapital, che vuole essere, per bocca della stessa Alexei Perry, “la capitale sonica di questo piccolo, ma importante regno, quello dei freak e degli artisti che cercano di rappresentare con la propria musica cosa significhi essere umano.”
Tra il puzzo degli angusti scantinati in cui sono stati costretti a suonare all’insaputa delle autorità, tra quei corpi stretti l’uno all’altro, uniti dalla paura di essere scoperti ma anche dalla voglia di ribellione ed emancipazione, ha visto la luce il rovente magma sonico di questo album, un electro-rock caustico e febbrile che poggia quasi esclusivamente su convulse linee di synth e aliene pulsazioni di drum machine.
La voce di Dan Boeckner, concitata ed ansimante, narra storie di “un migliaio di ragazzi soli che fanno casino in una cantina” ( nell’incendiaria “Cheap Music” vera e propria bomba ad orologeria dell’album insieme all’esplosiva “Damage”) e di giovani che “escono (e bevono) la notte in una città del terrore tra blocchi di palazzoni socialisti accatastati l’uno sull’altro” ( “Bury Me Standing”, perfetta come singolo per il ritornello catchy ed il suo ritmo incalzante).
In “Serve The People”, l’ex Wolf Parade si dimostra ispirato come poche altre volte, spezzando il ritmo del disco con un pezzo meno convulso ma attraversato da un entusiasmante crescendo: tra grovigli di synth discordanti ed asimmetrici, Dan si scaglia contro lo stato di terrore in Cina ed il costante giro di vite della polizia ai danni di musicisti ed artisti underground, prima di profetizzare un’imminente cambiamento nel finale.
Foschi scenari notturni e liriche romantico-decadenti animano invece gli spettrali teatrini di “What About Us”, singolo già celebre per il censuratissimo video, sorta di divagazione torbida e sensuale di una folle fantasia lynchiana.
A chiudere in bellezza ci pensa “No Feelings” cavalcata a metà strada tra gli Lcd Soundsystem e quanto di meglio prodotto nel passato dai Wolf Parade, mentre Dan regala ai posteri una delle sue prove vocali più sofferte ed emozionanti.

Al di là di alcuni passaggi sonori un tantino ripetitivi, lo stordente marasma sonoro di “Sound Kapital” arde di un fuoco impetuoso, che la nuova connotazione politica delle liriche rende ulteriormente contagioso. In attesa di vederli dal vivo, giù il cappelo per gli Handsome Furs dunque, che con questa svolta electro paiono aver trovato definitivamente la dimensione che meglio gli si addice.

77/100

(Stefano Solaro)

31 agosto 2011

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *