The Hundred in the Hands, vomitare fuochi d’artificio non fa bene

Ormai, arrivati a questo punto, se la Warp punta in maniera massiccia su questi The Hundred in the Hands, a chi ci dobbiamo rivolgere? Non è per farne una colpa all’etichetta che ospitò i Boards Of Canada, sappiamo che da tempo ha… ehm…diversificato l’offerta, ma la domanda sorge spontanea ascoltando questa “Pigeons” che è un misto di tutto e niente di niente: un po’ ha dei suonetti che potrebbero piacere a mia nipote quindicenne, un po’ ammicca agli XX, per un altro pochettino si ispira alla leggerezza dei Blondie rimordernata (senza beccarne nemmeno un granello)… insomma, un miscuglio senza senso. Artefatta, costruita in laboratorio, e le cavie siamo noi.

Più la si ascolta più si spera che questa roba non attecchisca, mai e comunque. Anzi, sul genere al sottoscritto viene in mente un pezzo di una decina di anni fa che viaggiava su atmosfere similari, che era ultramegacommerciale ma che – sempre parere personalissimo – spaccava di brutto. Ve la ricordate questa? Ha dei suoni che sono ancora attualissimi, altro che questi newyorkesini da quattro soldi (quelli che danno loro la Warp).

Il “fintume” che aleggia su “Pigeons” è amplificato dal video: ma voi, quelle serate in cui avevate bevuto troppi shot e troppa vodka alla fragola, quando avevate sedici anni e tutto vi sembrava bello e degno di essere vissuto e spremuto fino all’ennesima sostanza, vomitavate fuochi d’artificio oppure eravate abbracciati alla tazza del cesso?

(Paolo Bardelli)

17 ottobre 2010

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