CHRISTOPHER LEE, Charlemagne – By The Sword And The Cross (Cadiz Music / Andromeda, 2010)

Qualche lettore kalporziano avrà un nonno, ultraottantenne magari. Ora, immaginate che un giorno questo decida di mettere su un gruppo metal. Non è l’incipit per un film da adolescenti ma è proprio quello che ha fatto Christopher Lee conosciuto ai più come il Saruman del Signore degli anelli o il conte Dooku in Star Wars o osannato nelle sue interpretazioni di Dracula nei vecchi film della Hammer.

Questo straordinario attore dalla sterminata filmografia ha ben pensato di prestare la sua inconfondibile voce baritonale alla causa del Metal Sinfonico. Si è avvicinato a questo genere musicale partecipando in qualità di ospite agli album “Symphony of Enchanted Lands II: The Dark Secret” (2004) e “Triumph or Agony” (2006) dei triestini Rhapsody of Fire, punta di diamante del Symphonic metal italiano e tra i più rappresentativi a livello mondiale. Al buon Lee deve essere piaciuta parecchio l’esperienza: ha riunito diversi musicisti capeggiati da Marco Sabiu (compositore, tra i tanti, di Kylie Minogue, Take That e Ennio Morricone) nonché un’orchestra di cento elementi. Hanno creato così un concept album sulla figura di Carlo Magno di cui per altro l’attore è discendente.

E’ un Carlo Magno al termine della sua vita che, sul letto di morte, racconta le proprie imprese sorrette da una struttura musicale che ricorda molto le colonne sonore di film epici. L’album è diviso in atti, ognuno preceduto da un’intro. Nella proposta musicale di metal in verità ce n’è ben poco ma comunque è presente con chitarra elettrica e batteria che danno ritmo e sottolineano la pomposità degli arrangiamenti orchestrali. Piuttosto moscio come prodotto. Si sente che i musicisti sono stati messi assieme per l’occasione: non sono affiatati né uniti per una filosofia musicale condivisa. L’operazione ha comunque ottenuto una risonanza mediatica notevole (se ne è occupata anche Repubblica). Una cosa su cui l’etichetta marcia molto e non è nemmeno esclusa una futura trasposizione teatrale.

Esistono parecchie realtà, con questo stile, molto più convincenti come i già citati Rhapsody o i tedeschi Haggard. Resta comunque esaltante – e da applauso – la voglia di Lee (grande attore, scrittore e poliglotta che parla benissimo anche l’italiano avendo discendenti reggiani da parte di madre) di cimentarsi sempre in nuove sfide con grande energia e caparbietà.

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