MAGNOLIA ELECTRIC CO., Fading Trails (Secretly Canadian / Wide, 2006)

Le certezze sono importanti. Non ne puoi fare a meno. Per quanto si voglia andare oltre ed esplorare nuovi lidi, spesso, c’è come il bisogno di tornare a casa. E anche nella musica, senza certezze non si va da nessuna parte. E’ rassicurante sentire che le chitarre riescono ancora a lanciarsi in cavalcate elettriche acide ed urticanti. E’ bello sapere che gente come Jason Molina non cambia. Sia perché la sua musica è perfetta così com’è (che poi è Neil Young, ma non importa), sia perché una penna del genere difficilmente scende dai territori dell’eccellenza. “Fading Trails” è il solito appuntamento che spiace mancare, perché da quando ha cambiato ragione sociale, Molina ha ritrovato il piacere di suonare in gruppo, di alzare gli amplificatori e di urlare le sue riflessioni, le sue ossessioni e tristezze sopra un muro di distrosioni che trovano piena vita sul palcoscenico (del resto, “Trials and Errors” era un live formidabile). Non mancano ovviamente momenti di pura estasi come “A Little At Time” e “Montgomery”. Ovvio dire che gli amanti di questi suoni e queste atmosfere si butteranno a pesce ed ameranno questo disco come hanno amato “What Comes After The Blues”. E bisogna anche ribadire che sì, questo è uno degli ultimi grandi autori di canzoni degli anni ’90 ed ogni suo parto va visto in questo senso. Può un disco di ventotto minuti dare senso ad una giornata? Provare per credere.

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