FRIENDS OF DEAN MARTINEZ, Lost Horizon (Glitterhouse / IRD, 2005)

I Friends of Dean Martinez raccolsero – poco più di dieci anni fa – l’eredità di quel manipolo di sfigati che si era crogiuolato nel Paisley Underground. Sopratutto il suo versante più desertico. Nella prima line-up figurano anche John Convertino e Joey Burns, prima Giant Sand e poi Calexico, oltre a membri dei Naked Prey. Ora la sigla è a pieno utilizzo di Bill Elm (steel guitar), Mike Semple (chitarre elettriche ed acustiche) e Andrew Gerfers (batteria), e pubblicano dischi con svizzera puntalità, tanta da chiederci come sia possibile trovare l’ispirazione per licenziare con costanza lavori mai sotto la soglia del dignitoso. Come questo “Lost Horizon”, che di certo non è quanto di meglio pubblicato dalla band, ma sa offrire la solita formula di musica strumentale desertica e senza tempo, cinematica, morriconiana e maledetta.

Le tinte fosche ed arabeggianti della bellissima “Heart Of Darkness” ci accompagnano lungo un viaggio tra le tempeste di sabbia e gli orizzonti talmente lontani da risultare – appunto – perduti. La capacità di stupire è ormai privilegio di pochi e i Friends of Dean Martinez non sono tra questi. Si limitano però a fare quello che sanno fare meglio e lo suonano come pochi altri. Da queste parti abbiamo sempre preferito i Calexico, ma sono questioni di lana caprina. Perché ogni manifestazione di vita di una band del genere è la conferma dello stato di salute di un sound che ti porti dentro e riesci ad amare ogni volta. Forse non lo si sentirà ogni giorno. Ma quando capiterà, sarà sicuramente un gran bel sentire.

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