THE ZEN CIRCUS, Doctor Seduction (Le Parc Music / Linfa records / Self, 2004)

Se avete già sentito parlare degli Zen Circus, il 99% delle volte li avrete trovati descritti come “i Violent Femmes italiani”; una descrizione veritiera, che però, ascoltando questo “Doctor seduction”, appare quantomai riduttiva.

Giunti al terzo album, i tre pisani non rinnegano il suono che li ha condotti e ispirati, ma lo disciplinano, rendendolo meno instabile e più incline a flirtare con la melodia. Gli Zen Circus vanno oltre ciò che avevano già fatto, e l’evoluzione è evidente fino dai primi secondi dell’iniziale “Welldone”: se le chitarre ricordano inevitabilmente la band di Gordon Gano, la voce gioca ad imitare Lou Reed, mentre il ritornello ha la stessa orecchiabile immediatezza dei Beatles.

Senza andare a scomodare il quartetto di Liverpool, più spesso gli Zen Circus si avvicinano all’ideale pop movimentato dei Perturbazione (“Time killed my love”, la sua andatura dinoccolata, la tromba che dispiega la melodia, l’intermezzo quasi country della chitarra), non a caso riconoscibilissimi ospiti in “Sweet me”.

Le apparecchiature analogiche usate rendono il suono deliziosamente sporco e imperfetto, e “Doctor seduction” corre gradevolissimo tra serio (la già citata “Sweet me”, un po’ troppo sopra le righe nel finale) e faceto (“Sobe”, splendido divertissement alcolico), tra melodie da “white album” (“Way south”, “My lovely end”) e chitarre graffianti memori dei Pixies (“History lesson part III” e il suo violino cartavetrato, ma anche “It turns me on”). Canzoni suonate con gusto innato per gli intrecci di chitarre e tastiere retrò, e spesso totalmente imprevedibili nelle loro accelerazioni finali: accade in “Sailing song” (un pezzo piuttosto anonimo, prima dello scoppio conclusivo), e soprattutto in due dei momenti migliori della raccolta, vale a dire la già citata “It turns me on” e “Black hole”.

Con “Doctor seduction” li Zen Circus riescono ad andare ben oltre al suono cui ci avevano abituati, non rinnegando le loro influenze, ma ampliandole, e trovando un suono che si possa definitivamente dire personale. Ascoltate questo disco, e venite a vederli dal vivo, al secondo Kalporz Festival, il 13 Marzo: vi renderete conto di quanto possano essere bravi.

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