CANDIES, Dense waves make your eyes wider (Suiteside, 2003)

Il tour che in questi giorni i Candies stanno facendo in Germania offre l’occasione per parlare di “Dense waves make your eyes wider”, disco uscito da qualche mese e decisamente da scoprire.

Riff secchi, essenziali, tre accordi o poco più per canzone, schiaffi pulsanti sulle note del basso e bordate da una chitarra di carta vetrata, la tastiera a comparire a tratti e a scompigliare ancora di più le linee a-melodiche dei brani: tutto in linea con gruppi come i Television e i Gang of Four, con sottintesi granitici alla Fugazi ad apparire qua e là.

La voce è tesa e pugnace, spesso compulsivamente ansiosa (l’eccellente “Being together”); le atmosfere abrasive non possono né devono rilassarsi, e quando l’andatura rallenta la musica diventa, complici le tastiere, ancora più lugubre (“No edge”, che suona come se i Fugazi rallentati avessero incontrato gli Stooges di “We will fall”).
Dove i ritmi non giocano a rincorrersi in maniera scomposta ed efficacissima, prevale una pur lieve melodia: è il caso della conclusiva “Statues”, che chiude il disco dopo soli ventotto minuti.

Un’aggressione cruda e rapida, a dimostrazione di come a volte sia perfettamente inutile perdersi in chiacchiere e dilatare i tempi: qui tutto suona per prenderti i nervi e le gambe senza tanti giri di parole, e ci riesce perfettamente.

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