ED HARCOURT, From Every Sphere (Heavenly, 2003)

Non deve essere stato facile per Ed Harcourt dare vita al seguito di “Here Be Monsters”, album che nel 2001 aveva fatto gridare al miracolo gran parte della critica e aveva portato sulla bocca di tutti il nome di questo giovanissimo cantante/autore/polistrumentista.

E’ vero che il ragazzo ha sempre affermato di avere da parte una mole sorprendente di materiale inedito, ma avere su di sé gli occhi degli addetti ai lavori non deve certo averlo aiutato. “From Every Sphere” è un buon album, arrangiato ottimamente, suonato bene e cantato con una partecipazione commovente, ma corre il rischio di incanalare il giovane autore in un cliché dal quale potrebbe risultare difficile uscire, in futuro.

Infatti ciò che manca completamente a “From Every Sphere” è l’effetto sorpresa: chi arriverà all’ascolto di questo lavoro dopo essere passato per il suo predecessore e per lo straordinario EP “Maplewood” si troverà di fronte a qualcosa di già sentito, già fruito, già fatto. Rimane (in parte) fuori da questo discorso la follia elettronico/psichedelico/angosciante di “Ghostwriter”, ma il resto presenta un autore intelligente che sfiora in continuazione il pericolo ripetitività.

Ascoltando quest’album tornano alla mente le parole che il genio Orson Welles usò per descrivere Federico Fellini: “un grandissimo autore che non ha assolutamente nulla da dire”. Premettendo che non sono affatto d’accordo con Welles sulla “questione Fellini”, devo però parafrasare questa frase e cercare di adattarla a Ed Harcourt: “From Every Sphere” deve rimanere un episodio minore, un errore di calcolo, un incidente di percorso. Non perché ad ogni album si debba cambiare, per carità, ma perché in parecchi episodi di questo lavoro si ha la sgradevole sensazione di trovarsi davanti ad una sorta di (auto)plagio, penso soprattutto a brani come “The Birds Will Sing for Us”, “Sister Renee” e “Undertaker Strut”, vere e proprie cover con testo modificato dei brani presenti su “Here Be Monsters”.

Nel suo complesso “From Every Sphere” resta un lavoro molto piacevole da ascoltare, mai stancante, di un autore dal quale mi aspetto però molto di più. Sperando che la mia non sia stata solo illusione.

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