TURI, Salviamo il salvabile (Antibemusic, 2001)

Turi, per quanto distratti possiate essere, l’avete già incontrato. Ha sparso featuring in ogni luogo. Il rap italiano l’ha cresciuto fra miriadi di produzioni, misurandone il talento insieme ai talenti più disparati. Il rischio, in questro scenario, è di perdere la personalità dell’artista. In mezzo alla folla c’è poi un’altra controindicazione. Si mischia la propria abilità all’incapacità altrui… A ogni modo, Turi se l’è cavata bene. Alti e bassi, buone cose e qualche tonfo. Alla fine, il ritratto dell’mc iniziava a stagliarsi, ma bisogna aspettare la prova sulla lunga distanza, per capire. Sarà uno da featuring? Turi sarà mica come Busta Rhymes, meglio nei feat che negli album? Il rischio c’era, e ora non c’è più. Turi è uno da album. I feat hanno solo sfiorato il potenziale di questo calabrese importato a Roma. E lo dico ora ma ve lo ricorderò ancora: “Salviamo il salvabile” è uno dei migliori album di hip hop italiano. Uno dei migliori di sempre.
Il beat spoglio è puro New York. La batteria sopra tutto, un culto speciale per la linea ritmica. Old School, si potrebbe dire. E allora il beat da spoglio diviene essenziale. Basi battenti colorate da linee melodiche perfette, e in questi territori il rapper deve saperci fare davvero. A proposito, Turi fa tutto lui. Rappa e produce, con qualche feat marginale. La qualità globale è altissima. A partire da “Salviamo il salvabile”, che con “Papale papale” e un altro paio chiude il solito filone da ‘mc battle’. La novità è che in un album tanto completo ha spazio anche il messaggio. “Non scordare” è un panorama straordinario del sud, della Calabria. Ma è poi il canto delle origini, del tributo alla terra e alla cultura. A seguire l’altro miracolo. “La migliore sensazione”, una chiacchierata con ‘la parte più nascosta del tuo io’. Che, attenzione, ti sta ‘prendendo per i fondelli’…

Come un bel film non voglio raccontarvi troppo. Di tracce fiacche non ce n’è. C’è quella in dialetto, c’è quella che alterna italiano e inglese, ce n’è una fatta dei titoli dei dischi hip hop italiani (non solo un divertissement!). Un disco quasi perfetto. Profondo, elettrico, e divertente. Forse riservato a chi segue il movimento, forse un po’ difficile. Da avere, comunque. Ci vuole il tempo per superare il primo impatto contro un beat durissimo. Passato l’impatto, il premio è tanta classe, tanta qualità come in Italia non se ne vedeva da tempo. Poche storie, “Salviamo il salvabile” farà la gioia di ogni collezione. Ignorate la copertina tristarella, là dentro c’è oro puro.

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