PIXIES, Bossanova (4AD, 1990)

Dopo un anno di meritato riposo, ecco di nuovo i Pixies. Il germe lanciato da loro solo tre anni prima con l’uscita di “Come On Pilgrim” ha ormai invaso il mercato statunitense, visibile soprattutto nell’album d’esordio dei Nirvana, “Bleach”, e nei lavori degli Husker Du. Il nuovo album dei Pixies segna, a suo modo, una svolta nel gruppo. Sin dall’inizio si nota una maggior cura nella pulizia del suono, un interessa maggiore verso la melodia, insomma appare evidente che la vena sempre presente di Surf-Rock nel sangue di Francis stia prendendo il sopravvento. “Cecilia Ann” è un brano addirittura strumentale, molto energico, ma che gravita più vicino all’Hard Rock che al punk. Più simile al sound tipico del gruppo è “Rock Music”, ma anche in questo caso la nettezza con cui vengono tagliati i riff chitarristici stupisce non poco. La voce di Francis, in compenso, è nella sua forma migliore. La musica è comunque sia di ottimo livello e lo dimostrano brani come “Velouria”, “Allison”, “Is She Weird”. “All Over the World” brano che funge da traino per l’intero album è una ripresa della storica “Where Is My Mind?” di “Surfer Rosa”, e risulta comunque, a conti fatti, la punta massima di “Bossanova” insieme alla dolcissima “Ana” (“she’s my fave, undressing in the sun, return tu sea – bye -, forgetting everyone, eleven high, ride a wave”). Per buona metà l’album regge ottimamente, l’ascolto è fluido, certo mancano forse le emozioni di “Surfer Rosa” e “Doolittle” ma non si può negare ai Pixies un indubbio gusto melodico, capace anche di sorprese. Ma dopo aver superato la metà le canzoni iniziano a ripetersi, l’andamento si fa più fosco, il rumore prodotto risulta troppo programmato per appassionare, l’energia viene meno. Rimane nascosto addirittura un ottimo pezzo come “Down To the Well”, che otterrà la sua gratificazione nelle esecuzioni dal vivo. E quelli che mancano sono soprattutto i duetti vocali tra Francis e Deal, quei giochi di stonature che rendono imperdibile lo spettacolo dei Pixies. Mestamente, in “Havalina”, possiamo accontentarci di apprezzare la sua voce, mescolata alla dolce andatura del brano. Ma è troppo poco.

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