STEREO MC’S, Deep Down & Dirty (Island, 2001)

Gli Stereo Mc’s provengono da un altro mondo. Dalle pendici degli anni ’80, dai primi anni ’90. Poi il silenzio. Il successo e il clamore per due album, per “Connected” soprattutto. Poi, scomparsi. Dal ’92 a oggi solo un paio di remix, qualche collaborazione. Dj Kicks, la più notevole. Ma erano fuori dal giro. C’entravano storie di droga, tra le altre. E il démone irrequieto del gruppo. Si sentiva in ogni album, questo spirito. Che pendeva verso l’hip hop, ma rincorreva il rock. L’elettronica poi, nella patria stessa del trip-hop. L’Inghilterra, Nothingam per la precisione, quella di Robin Hood. Che ora comunque è già Londra, via dalla provincia. Perché il gruppo è diventato grande, è ben maturo, ma ancora indefinibile.
“Deep Down & Dirty” è un disco degli Stereo Mc’s, e quindi è originale. Stiam parlando di un disco del 2001, e quindi al passo coi tempi, certo. Al passo e originale, ma solo in questo senso innovativo. Invero i suoni qui dentro li avete già sentiti tutti. La maestria di Rob Birch e Nick “The Head” Hallam non è nella ricerca musicale. Altri gruppi si occuperanno di essere pionieri di qualcosa. Gli Stereo Mc’s invece usano mattoni musicali già rodati. Le melodie, gli effetti della tanta elettronica che ci passano con questo ultimo lavoro sanno di “old style”. Ho detto vecchio stile, non retrò. Classici, ecco. E allora la parte delle macchine e quelle suonate si esaltano nell’architettura complessiva. Del resto li avrete sentiti, in radio. Il cantato è qua e là rap, ma non solo. Il temepramento rock, quell’energia misurata che non sfora dalla canzone, si sente eccome. Lo ripeto, l’etichetta ‘Stereo Mc’s’ è quella, ma lo spirito scalpita tra rock e hip hop. Un orecchio distratto potrebbe trovarvi una semplice ‘elettronica cantata’. Anche nobile, alla Massive Attack prima maniera. Ma “Blue Lines” qui non è di casa. La creatività attinge a tutte e tre le fonti. Dall’hip hop, sempre meno. Dal rock, per la parola. E dall’elettronica, dal dj’ing come magma collante.

Le tre fonti qui sopra sono strumenti. Voglio dire che gli Stereo Mc’s ne usano il potenziale da artigiani, non da virtuosi. Fatto è che il prodotto finito si staglia solido e trascinante. Solido, saldo. Okay, non vi farà strappare i capelli, per quello serve la fiammata del genio, lo strappo del velocista. Qui invece c’è un fondista inesorabile e un forno ardente. Che vi terrà al caldo molto a lungo…

Il singolo che gira in radio è “Deep Down & Dirty”, e rende l’idea. “Running” e “Traffic”, due perle. Da non perdere però i nemmeno tre minuti di “Graffiti Part One”. Dove il talento per il suono nuovo, la voce e la costruzione tutta sono una fotografia della musica d’oggi. Un’istantanea a firma Stereo Mc’s, da avere assolutamente.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *