SIMIAN, Chemistry Is What We Are (Source, 2001)

Tra le copertine più inquietanti degli ultimi anni, non esiterei ad inserire questo muso di pecora trapiantato in un corpo di San Bernardo, quasi una premonizione di un futuro che è già presente in molti laboratori scientifici. L’inquietudine aumenta scorrendo il libretto interno, con i suoi ulteriori bizzarri incroci animali ed una foto dei quattro componenti del gruppo assieme ad un’anziana signora: il quadretto è da fine ‘800, e non si può fare a meno di pensare a certe atmosfere alla Edgar Allan Poe.

I quattro alquanto sinistri signori si chiamano James Ford, Alex MacNaughton, Jason Shaw e Simon Lord, in breve, Simian. “Chemistry is what we are” è il loro album d’esordio, anticipato da un EP chiamato “Watch it glow”. Dall’attacco di “Drop and roll” si intuisce subito che il contenuto non sarà molto diverso dal packaging: la canzone è misteriosamente arcana, una nenia che non sembra provenire da questo pianeta. Le voci sono sottili, falsamente angeliche, anzi, paiono celare qualcosa di diabolico, di terribile. L’unica cosa piacevole è che il pezzo è semplicemente splendido, originale, avvolgente, una vera sirena che con il suo canto attira per poi sbranarti…

Autosuggestione a parte, è interessante vedere quali possono essere i riferimenti artistici di questo strambo ensemble britannico. La vena di sperimentazione presente nel disco ricorda qualcosa di vecchie bands degli anni ’60, in particolar modo i Silver Apples e gli United States of America, mentre si riscontrano affinità col contemporaneo Luke Vibert e soprattutto con quei sacri matti della Beta Band. “Tree in a corner” sembra presa di peso dalla raccolta di EP’s del quartetto scozzese ed in generale l’importantissima parte elettronica è trattata con sublime understatement, altro carattere fondamentale della BB. Eccellente inoltre la cura per cori e controcori, spesso usati come trave portante di intere composizioni (lo space jazz “Doba”) o comunque fondamentali nell’economia emotiva della trama sonora (la citata opening track o anche il primo singolo, “The wisp”). A proposito di singoli, “One dimension” è il nuovo estratto, meritatamente, perché è la traccia più orecchiabile e brillante dell’album (insieme a “Mr.Crow”, dall’incedere rock!) e perché fa sorgere paragoni con campioni del pop di ogni tempo quali Beach Boys e Beatles.

Dunque, “la chimica è ciò che i Simian sono”, un riuscitissimo esempio di innesti in un corpo musicale che non sembra dare segni di rigetto e che anzi appare già come una creatura autonoma ed indipendente. Largo quindi alle idee di James, Alex, Jason e Simon, sempre che non si mettano a girare con quel cane-pecora al guinzaglio…

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