SLUM VILLAGE, Fantastic Volume II (Barak Entertainment, 2000)

Eccoli finalmente! Se ne sono stati nell’underground di Detroit per un bel po’ di tempo, ma ora li potete trovare anche qua, in Italia. A dire il vero è proprio la prima uscita ufficiale, anche per gli americani. Solo che dalle loro parti erano già ben noti. Specie Jay Dee, il produttore e grande mago del trio, finalmente libero. Liberato dall’hip hop maturo di questi anni, che ci ha fatto conoscere i vari Jurassic 5, i Blackalicious, i Dilated Peoples. E gli Slum Village, magari non su quelle altezze, ma andiamo! Sono fuori! Ci aspettiamo grandi cose da loro.

Intanto l’impatto musicale. Secco, essenziale, teso. Al primo ascolto sembrerebbe spoglio, spoglio nel senso brutto, nel senso di sguarnito, insipido. In realtà la musica di Jay Dee è letteralmente indistruttibile. Guardate la track list, partecipano tra gli altri Busta Rhymes e D’Angelo. Cosa c’entra Busta con un soul-men come D’Angelo? Sarà strano, ma Jay Dee li tratta allo stesso modo. Lo stile, il suono non cambia, per il rap e per l’R&B. Va ascoltato, credete ne vale la pena. Del resto è ben rodato. Jay Dee (ex The Ummah) ha punteggiato la storia dell’hip hop di collaborazioni storiche, tra cui in quell'”Illadelph Halflife” recente Ever-Kalporz. Poi Pharcyde, A Tribe Called Quest, Common… Dovrebbe bastare, come biglietto da visita. Fatto sta che con tanta carriera alle spalle, gli Slum stavano diventando una leggenda. La leggenda però si deve manifestare, e resistere allo sguardo di chi ne professava il culto. In due parole, gli Slum avevano una folla di seguaci prima del loro debutto discografico. E ora? Ora è meno roseo. “Fantastic Volume II” è un album più che valido, qua e là esaltante, ma proprio non un classico.

Veniamo allora al resto del trio, ai due mc. Baatin e T3 hanno infarcito il beat del loro compagno con un’altra versione del money, bitch, drugs. Se per voi va bene, è il vostro album. A me non disturbano per niente, discorsi come questo, ma mi rendo conto che tanta gente non ne possa più del solito bombardamento alla west coast. West coast… Sto generalizzando un po’ troppo, torniamo agli Slum. I feat sono tanti e prestigiosi, e ben sfruttati direi. Le loro tracce sono belle tracce, solo che sono ospiti. La regola non cambia, dentro agli Slum l’mc deve sottostare al beat di Jay Dee. E così sentirete Q-Tip, Kurupt e due guest storici come Pete Rock e Jazzy Jeff, in ottima forma ma un po’ strettini, un po’ mortificati. Fanno un buon lavoro, intendiamoci! Solo che il rappato sta in disparte, qui dagli Slum.

Fuori dai bootleg, gli Slum lavorano ancora bene. Soprattutto al mixer, appunto. I rap, le liriche sono un appoggio che non deve guastare il battito della produzione. Per questa ragione la zona più felice dell’album sono le ultime otto-nove tracce, la seconda metà insomma. I feat stanno quasi tutti nell’altra metà, e danno solidità al lavoro. Solo che chi si compra questo “Fantastic Volume II” vuole ascoltare le basi, il lavoro del producer. Che nella versione rodata del trio ha un altro passo. Non voglio dire che i feat impoveriscano l’album, non lo impoveriscono affatto. Danno sostanza, ma il piatto forte gli Slum lo servono quando fanno da soli.

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