SENOR COCONUT Y SU CONJUNTO, El Baile Aleman (Emperor Norton, 2000)

Dialogo probabile tra due possibili acquirenti di dischi: “Senor Coconut, ovvero i Kraftwerk in versione salsa merengue”. “Cosa? Ma i Kraftwerk non erano quel gruppo tedesco degli anni ’70, con le voci robotizzate e i synth spianati?” “Esattamente!” “Ma è roba da pazzi. Non sanno più cosa riciclare”.
In effetti, reazioni di questo tipo sono più che giustificate. Fautore di questa coraggiosa impresa è il musicista tedesco Uwe Schmidt, che per l’occasione si nasconde sotto lo pseudonimo, appunto, di “Senor Coconut”. La sfida di Schmidt, non nuovo a questo tipo di operazioni (pezzi elettronici minimali tratti da Rolling Stones, Donovan, ecc…), pare sia quella di coniugare due mondi normalmente e solitamente lontani, come quello “freddo” dell’elettronica (ben rappresentati dai teutonici Kraftwerk, pionieri di una “dance” ipertecnologica) e il sangue “caliente” dei ritmi sudamericani. Un ponte sonoro teso ad unire due sponde musicali apparentemente inconciliabili.
Ma il risultato com’è? Beh, volendo usare un paragone culinario, l’effetto ottenuto è lo stesso che si può ricavare versando della cioccolata calda su un gelato al limone. Effettivamente bisogna ammettere che i pezzi all’inizio funzionano, ma brano dopo brano la freddezza e l’asprezza della musica seriale, “loopata” dei Kraftwerk viene a galla e si rivela quasi impermeabile alla contaminazione latina. Indubbiamente “El Baile Aleman” può essere apprezzato soprattutto da chi già conosce il repertorio del gruppo tedesco; in questo modo si divertirà a scoprire in brani come “Trans Europe Express” il synth che eseguiva il riff principale sostituito da una più consona marimba, o in “Autobahn” la voce filtrata dal vocoder rimpiazzata da un coro di creoli che cantano “Autobahn” pronunciando rigorosamente la “V” al posto della “B”. Spassosissima anche “Introduction”, in cui il Senor Coconut introduce il disco ad un pubblico immaginario; il risultato è un tedesco che fa finta di essere uno spagnolo che tenta di parlare in inglese.
E proprio le commistioni, le sovrapposizioni, gli ibridi sembrano essere l’obiettivo cercato in questo “El Baile Aleman”. Tuttavia, come si è detto, il risultato non riesce a raggiungere in pieno questa mitica fusione, e soprattutto, se non si è armati di una inossidabile ironia, non riesce nemmeno a convincere.

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