BLUR, Blur Present The Special Collectors Edition (ed. giapponese, Food Records, 1994)

Se trovaste questo import giapponese, una collezione di b-sides spesso all’altezza di titoli ben più conosciuti, non pensateci neanche mezzo secondo: get it! Il prezzo sarà probabilmente molto alto, ma firmate pure qualche cambiale: se amate questi ultimi giocherelloni del pop non avrete paura di essere protestati. Irresistibilmente kitsch già dall’impatto con la copertina, i visi dei quattro disegnati dentro un cerchio che potrebbe essere anche una bolla di sapone, un marchio color oro di “Better Quality, Better Value” ed una “Satisfaction guaranteed” assicurata pomposamente in basso a sinistra, finti giochi e concorsi nel booklet interno, “The collectors edition” è un grande tuffo dentro il mare magnum della sperimentazione e del divertimento, un oceano dove i Blur sembrano essere del tutto a loro agio. In questa antologia delle stranezze troviamo i germi del loro prossimo futuro lo-fi, la conferma della loro unicità nel trattare marcette e silly songs, unicità che li rende degni eredi della tradizione di Casa Davies e Casa McCartney. La successione di brani, partendo dal numero 12 (“Anniversary waltz”, un valzer che sembra suonato da qualche musicista circense ubriaco) al finale 18 (una “Bank holiday” firmata da un gruppo di fans del Sol Levante all’aeroporto di Tokyo…troppo buffo!) è un crescendo di varietà e qualità. “Threadneedle street” è una ballata stupenda, mentre “Got yer!”, “Supa shoppa” e “Beard” sono un trionfo di piccole e grandi idee, intrecciate senza timore di mischiare il demenziale al jazz. Aggiungo che “Mace” è una grande canzone strappata all’oblio e che “When the cows come home” sarebbe perfetta al posto di “Good morning…” in “Sgt.Pepper…”. Buon ascolto e soprattutto buon divertimento.

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