THE JAM, All Mod Cons (Polydor, 1978)

Dopo il parziale insuccesso del precedente “This is the modern world”, effettivamente il punto più basso della parabola Jam, il gruppo di Paul Weller trova pronto riscatto con “All mod cons”, album che segna la loro rinascita artistica, cavalcando il revival mod al suo apice in quel periodo e mostrando una certa disillusione per il nichilismo punk.

Rispetto ai primi due lavori, il suono e le tematiche mostrano una maturazione evidente nel songwriting del giovane Weller, il quale paga sì i dovuti tributi ai maestri (con una cover pari all’originale di “David Watts” dei Padri Superiori Kinks), ma al contempo sviluppa una confidenza nuova e promettente, che gli permette di affrontare senza paura i risvolti più melodici dei suoi componimenti. Le due stupende ballate “Fly” ed “English Rose” ne sono testimonianza indubbia.

Impressiona inoltre il risvolto politico, con la canzone “Down in the tube station at midnight” bandita dalla BBC perché contraria alla svolta anti immigrazione del governo britannico. Alla fatale prova del tempo, “All mod cons” si rivela eccezionalmente giovane; le sue tematiche sono sempre, purtroppo, d’attualità e la musica è un concentrato favoloso di vigore e melodia. Provate “To be someone (Didn’t we have a nice time)” o “Mr.Clean”; credete che molti altri possano fare meglio?

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